“Nel ritmo della corsa, trova la melodia dell’impossibile e inseguila con il cuore di un sognatore.”
Alla fine di ottobre dello scorso anno, mentre si avvicinava il mio 50° compleanno, un seme di curiosità è germogliato dentro di me, spingendomi a riflettere sulle mie possibilità di runner che si apprestava ad entrare nella quinta decade: “E se avessi il coraggio di perseguire ciò che veramente mi emoziona, anche e soprattutto a questo punto della mia vita?” Il “se” è diventato un catalizzatore per il cambiamento, scatenando dedizione e impegno nel perseguire la mia passione per la corsa e lottare per ciò che sembrava impossibile: completare una maratona di 42,2 km in meno di 3 ore, impresa che solo il 2-5% di tutti i corridori pare possa raggiungere.
Avvolgiamo in avanti il nastro di 14 mesi (241 sessioni di allenamento, oltre 3800 km con la paziente regia di Massimo Santucci) ed eccoci allo scorso 17 dicembre a Pisa, dove nella “Piazza dei Miracoli” (così è chiamata effettivamente, “Piazza dei Miracoli”, quanto appropriato!) ho raggiunto l’Impossibile, completando la maratona in un incredibile 2h56’59”. Questo nuovo record personale all’età di 50 anni e 10 mesi va ad aggiungere un altro capitolo al mio continuo viaggio di auto-scoperta e resilienza.
Le profonde lezioni apprese dai mesi passati rimarranno rilevanti e si applicheranno a tutte le sfere della vita: ho capito che fidarsi del processo, lasciar andare le aspettative e credere nel nostro miglioramento e continua evoluzione (“il meglio deve ancora venire”) – tutto ció é fondamentale per superare le barriere e trovare le motivazioni intrinseche che ci sostengono nel corso del tempo. Il percorso verso questo traguardo ha rafforzato in me l’idea che il successo è qualcosa che attraiamo grazie alla persona che siamo, in continuo divenire: ogni passo, ogni ostacolo, ogni sessione di corsa contribuiscono a rendere il nostro percorso significativo.
Riflettendo sulla maratona di Pisa, trovo gioia non solo nel traguardo ma nella serie di momenti concatenati, che vanno creando una narrazione di resistenza e crescita personale. Guardando avanti, le gare di resistenza continueranno a essere una fonte di costruzione del mio carattere e una fonte importante di auto-scoperta. La dedizione e la resistenza mostrate in queste corse si estendono oltre il campo della corsa, diventando principi di vita: lezioni di perseveranza, auto-consapevolezza e sulla bellezza di abbracciare il percorso stesso, che continua dopo aver tagliato il traguardo.
Quindi, se stai ancora leggendo questo lungo blog, consideralo come un invito ad abbracciare pienamente i tuoi viaggi, a lasciare andare le limitazioni e a continuare a spingere i confini di ciò che è possibile. Facciamo dei nostri giorni una celebrazione del dirsi presente agli allenamenti, ad andare avanti e fare del nostro meglio sempre e comunque, un passo (letteralmente) alla volta.
Nell’avventura della vita, le gare finiscono, ma correre è per sempre: una testimonianza di dedizione e dello spirito duraturo nel cercare sempre di più. Ad maiora semper!
Emanuele
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