
Il racconto di un giovane atleta al suo debutto internazionale ai Campionati mondiali di corsa in montagna. Vediamo cosa passa nella testa dell’atleta negli ultimi giorni prima della competizione. Tutto il lavoro fatto in allenamento dovrà essere tradotto in risultato.
ESPERIENZA MONDIALE
Campionati del mondo di corsa in montagna, Bursa 2006.
Sono le 6 di mattina. Devo partire verso la Turchia. Mi alzo dal letto con grande convinzione e coraggio, consapevole che tutto quello che avevo fatto fino a quel punto era andato meravigliosamente bene, tranne un piccolo infortunio subito nei mesi precedenti. E’ la seconda maglia azzurra e me la sono guadagnata con grande sacrificio.
Verso le ore 8, parto da casa tutto vestito d’azzurro, dopo 1h30′ di macchina arrivo all’aeroporto di Malpensa dove incontro tutto il gruppo della Nazionale. Aspetto con impazienza il volo che ci porterà ad Istambul, ed insieme ai miei compagni cerco di fare passare il tempo.
Sono le ore 12, stiamo per partire, l’aereo dopo un breve giro decolla, l’emozione e tanta e il cuore batte forte. E’ la mia prima trasferta internazionale. Dopo circa 3 ore arriviamo ad Istambul, la città mi colpisce mi trovo di fronte un popolo evoluto e con grandi risorse; ci spostiamo in autobus verso Bursa dove poi si svolgerà la gara, e rimango colpito da un paesaggio originale. Ci sono enormi moschee e ovunque, bandiere turche di dimensioni esagerate che sventolano in cima alle colline. Rimango a bocca aperta.
Dopo circa 4 ore di viaggio arriviamo in albergo. Siamo veramente stanchi, ci sistemiamo in camera e andiamo a cena. Dopo questo incredibile viaggio mi concentro su quello che mi aspetta nei prossimi giorni. Il mattino del venerdì ci alziamo verso le 8 e dopo la colazione si parte per andare a vedere un tratto del percorso. Il tracciato non mi spaventa, a parte l’ultimo tratto dove mi trovo di fronte un vero e proprio muro al 30% da percorrere per circa 1km.
Nel pomeriggio io e i miei tre compagni andiamo ad allenarci scambiandoci alcuni pareri sul tracciato visto qualche ora prima. Un’altra giornata è passata. E’ il giorno della vigilia sono le 10 del mattino e tutti scendono nella Hall dell’albergo per la riunione tecnica.
Nel tardo pomeriggio, esco solitario per svolgere il pre-gara, ho bisogno di concentrarmi. Verso le 20 si cena tutti insieme, il giorno della gara si avvicina, vado a letto verso le 23 con il cuore che batte a tremila.
Siamo arrivati al giorno della gara. Prendiamo la teleferica che ci porta dritti alla partenza. Lì incontro tutte le nazioni partecipanti, dopo un buon riscaldamento indosso una maglia azzurra fantastica.
Si inizia a sgomitare sulla linea di partenza quando arriva il colpo di pistola. Parto 35° e mantengo la posizione per 3 km. I gruppi si sono già formati ed io salgo regolare lungo la salita insieme con un Polacco ed un Neozelandese, dopo il quinto km sostenuto da un tifo assordante mi ritrovo in 15° posizione e ci rimango per circa 1,5 km.
Dopo questa grande rimonta inizio un po’ a pagare e nel finale sopraggiungono crampi e dolori alle gambe, dopo aver perso qualche posizione cerco di resistere il più possibile e chiudo 20°. Buona gara, piuttosto soddisfatto anche perchè abbiamo conquistato un bronzo a squadre insperato.
Dopo qualche ora nella sala congressi dell’albergo si svolge la premiazione, siamo sul terzo gradino del podio, tutti e quattro a prenderci il bronzo; è un’emozione indescrivibile davanti a tante persone avere quella medaglia al collo.
Dopo tante emozioni e gioia, si torna a casa ed io concludo il mio racconto dicendovi che un’esperienza mondiale è una cosa che ti cambia la vita, ma bisogna rimanere con i piedi per terra e cercare di gestire la situazione con esperienza e tranquillità per far sì che le emozioni non giochino brutti scherzi al momento del via.
Questa maglia azzurra è stata frutto di duro lavoro e tanti sacrifici che io ed il mio allenatore Massimo Santucci abbiamo trasformato in soddisfazione.
Vincenzo Scuro