Fascite plantare: cos’è?

La fasciopatia plantare, comunemente conosciuta come fascite, è definita come un’
irritazione della fascia situata sotto il piede. La definizione “fascite” indica un processo di
tipo infiammatorio a carico della fascia, ma recenti studi hanno dimostrato che questa
condizione è associata maggiormente ad un processo degenerativo della stessa, motivo
per cui il termine “fasciopatia” risulterebbe più corretto. Questo disturbo è il più diffuso a
carico dei tessuti molli del piede e costituisce il 25% di tutti gli infortuni del piede negli
atleti.

fascite plantare

PRESENTAZIONE DEL DOLORE

Il dolore, di esordio insidioso, si manifesta soprattutto nella parte antero-mediale del
calcagno ma, a volte, si estende lungo tutto l’arco mediale del piede. Il dolore si presenta
in modo molto preciso e localizzato, tanto che l’atleta non ha problemi ad individuare il
punto esatto del problema (a differenza di altri disturbi). Può risultare molto intenso,
specialmente in fase acuta. In alcuni casi il dolore può comunque estendersi lungo l’arco
mediale del piede.
Il sintomo principale è sicuramente il dolore mattutino, ossia al “primo passo”: il paziente
riferisce appunto il dolore maggiore nel primo momento in cui poggia il piede a terra, in
associazione a una rigidità nel movimento. Avendo un esordio insidioso, il problema può
talvolta manifestarsi in maniera lieve, come fastidio durante l’inizio dell’allenamento che
tende progressivamente a diminuire, o ad allenamento finito. Sebbene sia definita come
patologia auto-limitante (si presenta e si risolve da sola), spesso il problema può diventare
persistente con tempi di risoluzione di diversi mesi.

CAUSE E FATTORI DI RISCHIO

La causa principale di fasciopatia plantare nei runner è un eccessivo carico applicato sulla
zona, dovuto principalmente a carichi di lavoro eccessivi (numero di allenamenti,
chilometraggio, corsa in salita) o a incrementi troppo repentini rispetto alle normali
abitudini. Colpisce tutti i tipi di runner ma risulta essere più frequente nei fondisti,
mezzofondisti e nei runner principianti.
L’altezza dell’arco longitudinale del piede (ovvero la discriminante che comunemente ci fa
suddividere il piede fra “cavo” e “piatto”), associata spesso con l’insorgenza di questa
problematica, secondo recenti studi non sembra essere fra le cause predisponenti della
fasciopatia plantare, in modo particolare perché tenderebbe a descrivere una situazione
statica del piede, diversa da quella dinamica durante la corsa.

Anche la presenza di una spina calcaneare (o sperone), talvolta riscontrabile dopo un
esame radiografico, non sembra trovare associazione con l’insorgenza della fascite (si
riscontra nel 30% della popolazione che non manifesta la patologia).
Risulta essere invece un fattore di rischio, oltre allo squilibrio nei carichi di allenamento,
la debolezza dei muscoli intrinseci del piede e della caviglia.

TRATTAMENTO

Il trattamento della fasciopatia consiste innanzitutto in una gestione dello stress meccanico
applicato al piede, in modo particolare delle modalità di allenamento più dolorose (corsa in
salita, pliometria, velocità) da reinserire gradualmente. Può risultare utile un’attività di
cross-training (ovvero mantenere il solito carico allenante ma con attività meno stressanti
per la fascia) come nuoto o bicicletta.
Fra i trattamenti nella fase acuta può essere efficace aumentare temporaneamente
l’ammortizzazione delle scarpe da corsa, l’altezza del tallone e il supporto dell’arco del
piede con plantari o solette, tutti presidi che hanno come scopo la creazione di una zona di
“scarico” della fascia. Sono utili anche fasciature di supporto ed esercizi di allungamento
della fascia e del tricipite surale abbinati a trattamenti manuali.
L’uso del ghiaccio non sembra dare grossi benefici sui tempi di recupero, così come l’uso
di farmaci antinfiammatori (FANS) che a fronte di un abbassamento a breve termine del
dolore, allungherebbero i tempi di guarigione del tessuto.
Sono fondamentali invece per la risoluzione del problema a breve, ma soprattutto a medio
e lungo termine, un programma di esercizi di rinforzo graduale per i muscoli intrinseci
(flessori delle dita) ed estrinseci (tibiale, peronieri) del piede. Partendo da esercizi semplici
e progressivamente più complessi, inseribili in programmi funzionali di allenamento questi
risultano essere l’intervento migliore per la risoluzione e successiva prevenzione dal
problema.

fascite plantare

Andrea Raffaelli, fisioterapista OMPT.

andrearaffa10@gmail.com info@alteafisioterapia.com

+39 3398295671

Bibliografia

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