La bici e il suo contributo per il corridore

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Più forti con la bici

di Santucci Running

La bici, una risorsa, un mezzo dalle molteplici funzioni.

La bici può contribuire ad elevare le prestazioni del corridore, ma anche ad accelerare i tempi di recupero da un infortunio oppure essere uno strumento di allenamento proprio durante lo stop forzato dalla corsa.

Integrare i mezzi significa spesso creare i presupposti per migliorare; altre volte invece vuol dire alterare i corretti recuperi o sviluppare condizionamenti in contrapposizione e quindi distruggere quanto si vuole costruire.

Il lavoro agile in bici costituisce senza dubbio un lavoro di ossigenazione per il muscolo paragonabile quasi alla seduta di “fondo lento aggiuntivo”, quello che si può collocare come prima seduta giornaliera per l’amatore di livello o addirittura come la prima delle tre sedute giornaliere per l’atleta di caratura internazionale.

Uscire in bici può essere utile per aggiungere lavoro aerobico in chi non può permettersi troppa attività con scarico a terra, ma costituisce anche una variante stimolante per creare nuove forme di adattamento.

Quando invece si usa la bici per andare a fare percorsi vallonati fino a scalare più vette, si sconfina in qualcosa di diverso.

In questi casi bisogna di fatto inserire la bici dentro il programma di allenamento in modo sapiente, poiché diventa una parte attiva dello sviluppo dei processi fisiologici.

Altra materia è quella della combinazione fra le due discipline da parte di duatleti e triatleti che in questo pezzo non tratteremo.

Unire due sport differenti può sembrare una mossa azzardata e si ha spesso l’impressione di costruire da un lato e di smontare da un altro, o peggio ancora si ha la sensazione di togliere tempo prezioso all’attività principale, senza essere sicuri di coglierne risultati.

Nel caso dell’accoppiata corsa-bicicletta non è così, i due sport sono compatibili, pur presentando differenze e tutto ciò non va sottovalutato.

Precisazioni

Le attenzioni verso ogni forma di allenamento fisico sono sempre più che necessarie poiché si gioca direttamente con il nostro corpo. Ecco che occorre, anche in questo caso, fare alcune precisazioni a riguardo.

Nella fase riabilitativa, ad esempio quando dobbiamo iniziare il riadattamento allo sforzo dell’atleta, si è soliti inserire sedute di cyclette per avere una rieducazione muscolare ed organica che non preveda un carico eccessivo.

In generale, la corsa e la bicicletta, non impiegano il medesimo dispendio energetico nello stesso tempo di svolgimento: la corsa è molto più impegnativa sia per l’apparato locomotore in termini di impatto con il suolo, microtraumi, che per la spesa energetica in riferimento a sessioni aerobiche.

Ne consegue che l’inserimento di sedute di bicicletta durante l’allenamento settimanale sia senz’altro positivo, a patto che vada a integrarsi con il periodo di allenamento e che vada a costituire un’attività aerobica aggiuntiva per l’atleta, risparmiando così su tutto il carico articolare e microtraumatico della corsa.

Le buone evasioni

Il tutto può essere anche una valida e temporanea evasione parziale dal mondo della “corsa immersion”, soprattutto dalle sedute di fondo, che a volte possono risultare noiose, senza andare tuttavia a perdere in resistenza, capacità vitale per il corridore che si cimenta nelle attività di fondo.

Tuttavia, data la differenza di dispendio energetico effettivo delle due attività, le sedute di bicicletta devono essere superiori in durata rispetto a quelle di corsa, almeno il doppio se si intende concepirle come allenamento aggiuntivo o sostitutivo di un’altra seduta (sempre consultando il proprio allenatore, ad es. sull’intensità da tenere).

Diversa è la concezione della bici intesa come coadiuvante, come seduta aggiuntiva alla settimana, che può essere lasciata libera nei minuti e con intensità più volta al recupero che non alla qualità.

In entrambi i casi la seduta di bici deve essere svolta su terreno pianeggiante, o in facili saliscendi, evitando lunghi tratti collinari e soprattutto salite impegnative: in tal caso si andrebbero a stimolare altre qualità (es. forza) che possono essere in contrasto con la linea tenuta nel programma di allenamento.

Non è che sono dannose le uscite su percorsi impegnativi, ma come dicevamo poco fa, non si tratta più di miscelare lavoro aerobico, piuttosto andare a creare allenamento di sviluppo con tutte le relative attenzioni da porre la riguardo.

Il consiglio è quindi, per chi ha tempo e voglia, di includere la bicicletta nel proprio schema di allenamento.

Questo per aiutare l’organismo a sviluppare qualità fisiologiche resistenti e prestative, evitando al tempo stesso microsollecitazioni eccessive a tendini, muscoli, articolazioni (dalle quali possono scaturire fastidiosi infortuni).

In sostanza, la bici potrebbe essere uno strumento per aggiungere allenamento a costo ridotto.

Ciò va assolutamente concordato (per modi e tempi) con il proprio allenatore, in modo da trarne reali benefici.

Riflessioni

Si parla da sempre nella comunità scientifica circa il condizionamento degli aspetti neuromuscolari nelle discipline di endurance e sono sempre più i tecnici che aggiungono ai propri piani di allenamento, attività parallele allo sport a cui ci si dedica.

Allenare il corpo significa allenare a tutto tondo e quindi anche esulare da una specificità che occupi l’intera fase di allenamento.

I tecnici talvolta fanno fatica a recepire questo perché hanno scarsa conoscenza delle attività non proprie.

Nasce quindi l’esigenza per ogni allenatore di confrontarsi, studiare, crescere e scambiare nozioni con i professionisti di altri mondi, vicini, ma diversi per estrazione.

Conclusioni

Potremmo parlare anche dell’utilità della mountain bike come arma per migliorare il lavoro muscolare in particolare per gli specialisti della corsa in montagna e dei trail.

Si potrebbero aprire molte parentesi riguardo l’utilizzo di sport ciclici ed aciclici da affiancare all’allenamento atletico vero e proprio e troveremmo molte rispondenze sul tema del miglioramento della capacità spendibili nella corsa di resistenza.

L’argomento è davvero vasto.

Conoscere rappresenta la chiave per attivare nuovi processi di allenamento, soprattutto verso chi si trova in fasi di stallo dopo lunghe carriere o cammini programmatici errati nel tempo.

Conoscere significa avere la preparazione per mantenere una linea lucida e fattiva nel tracciare la pianificazione ed evitare di perdere il dono della linearità e della sintesi, elementi che portano sempre in alto l’apice prestativo.

 di Massimo  Santucci

articolo pubblicato sulla rivista Runners & Benessere

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