Boston, la mia 5a maratona delle Six Major. La più antica del mondo dopo Atene.
Lunedì 18 Aprile Patriots’ day, c’è il sole e 10/12° di temperatura.
Alle 8:30 ritrovo al punto di partenza degli scuolabus gialli, sì sì proprio quelli, porteranno tutti i maratoneti a più di 40 km di distanza fino a Hopkinton, cittadina nella zona rurale del New England, da dove partirà la gara.
La storia narra che sia la strada percorsa durante la cavalcata notturna fino a Boston dal patriota Paul Revere, che condusse alle battaglie rivoluzionarie per la libertà e indipendenza.
La mia wave ore 10:50 finalmente per me lo start.
Il percorso è molto particolare, un vero viaggio. Si snoda fra boschi di alti alberi, casette tipiche in legno, forse abitate da boscaioli, a luoghi con ville signorili e costose, fino alla città con i suoi rumori alti palazzi e grattacieli.
La gara è tutta un saliscendi. I primi 8-9 km maggiormente in discesa, dopodiché tutto a salire e scendere con picchi più o meno al 18°, 24° e 29°, fino al 34° km di Heartbreak Hill, il suo nome dice tutto! Poi da qui si scende…ma sempre con leggeri saliscendi…insomma niente di facile.
Poco prima di Heartbreak Hill è usanza che le studentesse del Boston College situato a poche centinaia di metri, lungo tutto quel tratto, urlano e incitano i maratoneti, sporgendosi dalle transenne cercando di baciarli. Che spettacolo!
Accuso dolori non forti all’anca destra verso il 32/33° km e poi più giù al ginocchio, ma cerco di focalizzare sul percorso e sulla gente, tanta tantissima gente ed andare avanti.
Sono quasi arrivata, vedo il traguardo a 200 forse 300mt, guardo il mio crono… 2 minuti e un po’ di secondi alle 4 ore: “devo farcela! mi sono detta”.
Lo sprint finale ha funzionato…3h 59’59” evvaiiiii!
Alex
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