Maratona di New York: il racconto di Massimo

maratona di new york

La notte mostra New York in tutta la sua bellezza. Grattacieli, luci, respiri e segreti. La notte sa aggiungere quando alla base c’è valore, altrimenti nasconde.
La maratona di New York quest’anno mi attende. Mai in vetta ai miei desideri da agonista, adesso è arrivato il momento giusto per viverla.
Sei mesi prima avviene la scelta con amici del cuore, la correrò con loro. Un po’ di km da mettere nelle gambe, in realtà molto pochi, per arrivare all’appuntamento sufficientemente preparato. Obiettivo gustarla, capirla, non perdere nemmeno un goccio della sua essenza. Il cronometro dovrà essere solo un optional, il traguardo un obbligo.

Lo spirito è giusto, lo capisco sul ponte di Verrazzano. Ascolto la mia pelle. Entra tutto, ma sono con me stesso. Non c’è fretta, apprezzo la mia serenità. Tutto si muove dolcemente. I primi km sono quasi un cammino veloce, poi il gruppo comincia ad aprirsi, ma non troppo. Saranno 42 km di zig zag e frenate, non importa. I contatti regalano calore. La gente che impazzisce a bordo strada. Il tifo, le urla, i canti e tanto di più. Tutto passa via veloce, troppo, e mi trovo quasi a dispiacermi dello scorrere rapido dei km. Sono già a Central Park, il parco delle favole per i runners di tutto il mondo e teatro di scene irripetibili, come in quel lontano 1985 quando Pizzolato bissò il successo dell’anno precedente con una rimonta magistrale (è ancora nei miei occhi).

Le foglie di Central Park e l’autunno che adoro. Un cocktail da stordire. Un parco da correre come fosse un viale dei sogni. Probabilmente la meraviglia assoluta per il maratoneta. Non so dove potrebbe trovare miglior casa chi ama la corsa.
Il traguardo mi trova quasi impreparato per la scena finale. In un attimo sono oltre l’arrivo. La gioia di aver completato ed il rammarico per aver gustato troppo di fretta un piatto unico.

Si rientra. New York è alle spalle. 42 km in più nelle gambe che sono solo un briciolo rispetto ai km corsi in una vita. Ogni km però ha una sua storia, un canto diverso. È curioso pensare a come la corsa offra sempre nuove visioni. Le gambe si muovono nello stesso modo, ma recitano copioni mai espressi.
È tanto bella la mia pineta e le verdi e dolci colline che ho vicino a casa, non meno di Central Park. In verità penso che l’emozione nasca da dentro, siamo noi a sceglierne i colori.
Da ragazzino, con compagni di corsa, giocavamo alla maratona di New York. Talvolta ci immaginavamo di essere in Central Park, ma in realtà eravamo nella nostra pineta e scattavano a ripetizione. Chi faceva Shorter, chi De Castella, chi Salazar. Nomi che vi dicono poco, ma che i corridori degli anni ‘70 ed ‘80 conoscono bene. Campioni assoluti di maratona.

Domenica sono tornato indietro nel tempo, ho ripensato a quei momenti in cui la maratona di New York era solo un sogno. Ero puro, ingenuo e pieno di felicità. Quel bimbo domenica era la a correre. Guardavo tutto con quegli occhi. Incredulo, stupito, estasiato. Su quell’asfalto pieno di foglie gialle e marroni ho sentito il mio cuore battere forte forte. Una pagina in più di corsa. Preziosa, come in fondo tutte le altre.

Massimo

Leggi anche “Maratona di New York: il racconto di Chiara” e ascolta su Spotify “Ritmi Veloci – NYC Marathon 2023

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