La gazzetta di Clara ep. 31
Questa mattina di inizio settimana non sono in forma smagliante. I miei occhi sono affaticati. Le mie mani, le mie braccia e i miei fianchi sono freddi. Questo secondo segnale è la conferma di quel pensiero che mi dice che le mie energie sono al limite e che io invano provo a reprimere. Disdico l’appuntamento per andare a nuotare in pausa pranzo e continuo imperterrita ad alleggerire la mia lista delle cose da fare. Ad un certo punto chiama il mio capo. Gli faccio un riassunto dei miei compiti giornalieri. Infine gli dico con voce fioca: “Oggi però sono lenta, sono particolarmente stanca”. Con voce molto umana mi incoraggia a non lavorare troppo a lungo e a riposarmi.
Terminata la telefonata guardo fuori dalla finestra: puntini bianchi abbagliano il mio sguardo. Il mio corpo raggela ancora di più a quella vista. Al contrario, il mio cuore si scioglie: nevica. Rimango a bocca aperta. Per la seconda settimana di fila sono spettatrice di tanta bellezza.
Fra una tazza di tè alle erbe e un biscotto porto a termine i miei obiettivi giornalieri. Una volta uscita dall’ufficio, indosso la cerata, il copriscarpe e la bandana. Sono pronta per salire sulla bici. Ha iniziato a nevicare da appena due ore eppure le strade iniziano ad essere bianche. La mia speranza che la città rimanga bianca per qualche ora aumenta. Con calma e prudenza percorro la via di casa. Cosa ne sarà del mio allenamento non lo so ancora, non è il momento di pensarci. Prima devo cercare di non ammalarmi. In questo istante, l’unica cosa che so è che ho freddo e sonno. Arrivata a casa, riempio la borsa dell’acqua calda, bevo un ultimo the e mi tuffo sotto le coperte. Sono le sedici. Due ore dopo vengo svegliata da un lieve tepore e avverto come sia cambiata la luce che filtra nella stanza. È una luce opaca e biancastra. Corro alla finestra: il cortile è bianco. Sorrido, saltello, scalpito. I miei occhi si attaccano alla finestra e il mio cuore si riscalda. La neve si è fermata.
Non ho neanche il tempo di pensare che le mie gambe si muovono da sole: afferro entusiasta pantaloni, maglietta, maglione, giacca, bandana e guanti. Esco di casa sorridente. Ho movenze ancora un po’ ciondolanti. Voglio semplicemente esplorare il lungo Meno innevato. Il cielo è scuro ma il terreno brilla come la luna piena che si specchia a notte fonda sulla superficie dell’acqua. La mia testa si sveglia pian piano. I miei pensieri sono confusi e per lo più legati al lavoro. Mi dico di stare serena e di concentrarmi sulla neve. Per fare ciò mi aiuto con una frase che mi viene in mente in modo totalmente spontaneo:
“Quanto sei bianca, quanto sei bella”.
Mi concentro sul suo colore e sulla sua consistenza e sulla ritmicità della mia andatura e della mia frase:
“Quanto sei bianca, quanto sei bella”.
Con il passare del tempo la mia corsa diventa sempre più agile. Mi sento come se volassi tra i fiocchi di neve e i miei pensieri perdessero ad ogni passo un po’ di peso. Quando mi distraggo i miei pensieri si riannodano e ricompongono su quella frase, per me magica:
“Quanto sei bianca, quanto sei bella”.
Respiro l’aria fredda e pulita e mi sento rinata. Grazie, neve.
Clara
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