
La pratica sportiva è un’attività che ci viene consigliata ormai da tutti, medici, educatori, insegnanti, dalla pubblicità, nutrizionisti e per questo ormai è entrata nella nostra vita e nelle cose da fare che sono fondamentali per il nostro benessere.
Lo sport nutre la propria autostima, aiuta a prevenire diverse patologie ed è anche un mezzo per socializzare. Molti studi hanno rilevato come lo sport sia eguagliabile all’assunzione di un farmaco che in giuste dosi aiuta a migliorare situazioni psicologiche di disagio quali ansia e depressione. Con l’attività fisica avviene il rilascio di endorfine, che hanno un’ attività antidepressiva, stabilizzante dell’umore e capaci di indurre una sensazione di piacere. Nel praticare lo sport però si può andare incontro a comportamenti disfunzionali che possono avere diverse origini e motivazioni. Tra i comportamenti disfunzionali troviamo la sindrome da sovrallenamento, Overtraining Syndrome.
La sindrome da sovraccarico è uno squilibrio tra carico di lavoro e recupero, questa condizione fisiologica di squilibri deriva da sforzi fisici intensi o troppo ravvicinati che non permettono all’organismo di recuperare le energie e smaltire lo sforzo. Nella situazione descritta la persona non riesce a stare a riposo e sovraccarica il corpo e la mente allenandosi senza darsi il tempo di riposare e recuperare. Inizialmente la sindrome può presentarsi con uno stato di sovraffaticamento generale (over-reaching) o distrettuale (muscolare). I principali sintomi sono: diminuzione della forza, fatica generalizzata, aumento della pressione a riposo, aumento della frequenza cardiaca a riposo, difficoltà a prendere sonno, risvegli notturni, abbassamento delle difese immunitarie. A livello psicologico si evidenziano alcune variazioni, quali la scarsa concentrazione, mancanza di entusiasmo ad allenarsi, poca determinazione e scarsa capacità di auto valutarsi nell’allenamento.
Il corpo ha bisogno di riposare e recuperare. Si osserva che il mancato riposo e recupero dell’organismo porta ad adottare alcuni comportamenti controproducenti come abitudini alimentari disfunzionali, perdita della motivazione e comportamenti sedentari inadeguati. La prevenzione del sovrallenamento è un aspetto cruciale per qualsiasi sportivo. Gli atleti professionisti sono seguiti da un allenatore che pianifica correttamente gli allenamenti e i tempi di recupero. Gli sportivi che invece si allenano da soli fanno fatica a monitorarsi, a pianificare i propri tempi di recupero, per questo è sempre opportuno rivolgersi ad un allenatore o associazione sportiva. Un fattore preventivo è l’allenamento in squadra o di gruppo, poiché quest’ultimo aiuta la persona a regolarsi nelle sedute di allenamento.
Cosa significa recuperare in questi casi? È difficile quando si entra nel vortice dell’allenamento e dell’obiettivo ascoltare il proprio corpo e sintonizzarsi sui suoi messaggi. Spesso non si vogliono ascoltare perché fermarsi potrebbe essere vissuto come una debolezza, una sconfitta. Ci si chiede: cosa farò fermo? Il recupero può essere vissuto con angoscia, irrequietezza, impotenza e questo di certo non aiuta il riposo anzi aggiunge stress in più al corpo e alla mente. Prendere consapevolezza che fermarsi non è sinonimo di debolezza o regressione ma fondamentale per uno sportivo, significa prendersi cura di se stessi e accettarsi nei propri limiti, anche perché non siamo dei robot. La psicologia dello sport si occupa principalmente di aiutare i singoli atleti e le squadre a mantenere un giusto equilibrio tra mente e corpo, sia in termini di prestazioni fisiche che psicologiche.
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Dott.ssa Elsa Falciani
Psicologa ad orientamento analitico
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