Uscire dagli schemi. Allenamento con Tornado

La gazzetta di Clara ep. 4

Cari lettori,

oggi farò una cosa che mi viene particolarmente bene: Uscire dagli schemi.

In questo spazio scrivo dei miei pensieri relativi alla mia vita da atleta al di fuori da gare ed allenamenti. Ebbene sì, oggi non posso trattenermi dal narrare l’allenamento appena svolto. Più volte mi è già capitato di rimanere incantata e rapita dal luogo in cui mi trovavo e da quello che stavo facendo e finire dicendo “Uno degli allenamenti più belli di sempre!”. Anche oggi ho avuto la fortuna di avere questo pensiero. Di essere stata felice e gioiosa durante la corsa e incredula dopo.

Arrivata in una nuova città il mio allenatore mi diede un compito che amai subito. “Clara” mi disse, “cerca un prato”.  A ripensarci è una richiesta ovvia, scontata e perentoria. D’altronde è inverno e per noi podisti inverno vuol dire una cosa sola: Campestre ossia prato. Interessata, curiosa e felice iniziai a usare i lenti, i giri in bici e le passeggiate per cercare prati. Giorno dopo giorno li studiavo e li documentavo. Dopo averne trovati almeno sei rimanevo insoddisfatta in vista dell’allenamento di oggi che prevedeva tre chilometri di campestre e altri tre chilometri frazionati su asfalto. Per ora avevo trovato lembi di terra di dimensioni ridotte. Non fraintendete: non ho niente in contrario a fare svariati giri su un fazzoletto, ma se fossi riuscita a trovare una tovaglia mi avrebbe fatto ancora più piacere. 

Oggi ero pronta. Dopo aver deciso di portarmi dietro le scarpe chiodate partii con la mia bici “Tornado” di color verde petrolio. Misi un sacchetto con il mio ricambio nel cestino all’interno del quale incollai un bigliettino con queste parole: “Vi prego di lasciare qui questo sacchetto con il mio ricambio. Mi sto allenando. Vi ringrazio. Clara”. Quando non si ha una macchina né un gruppo d’allenamento la creatività è la compagna salvavita numero uno. In sella al mio Tornado arrivai al posto selezionato per l’allenamento di oggi. Conoscevo solo una parte di quel parco e decisi di non accontentarmi del fazzoletto e di cercare la tovaglia. A destra superai il giardino giapponese e poi un’equipe di fotografi. Sfrecciai sotto un ponte e vidi l’indicazione per il campo da baseball e pensai. “Andiamo lì, nei dintorni troverò sicuramente qualcosa”. Non avevo finito il pensiero che si spalancò davanti a me una valle verde. Nello sfondo le colline della Siebengebiergen con la fortezza “Löwenburg” in bella vista. Rimasi a bocca aperta per qualche secondo. Mi sentii a casa. Per un attimo mi sentii nel Phoenix Park di Dublino dove ho avuto la fortuna di far già svariati allenamenti tre anni fa. Il mio cuore era estremamente felice. Facendo riscaldamento vidi un parco con degli alci e incontrai un viso allegro che mi disse: “Great! You are really fast. Keep going”.

L’allenamento volò e io concentrata assaporai ogni passo. Intorno a me c’erano solo poche anime, un’aria pulita, fredda, un cielo bianco e grigio e infiniti colori autunnali. Come avrete immaginato, a fine allenamento il mio ricambio mi stava aspettando. Tornando a casa vidi un cartello che indicava il luogo in cui ero appena stata. Così scoprii il suo nome: “Löffelwald” La foresta del cucchiaio. Intenerita, sorrisi. Non vedo l’ora di tornare a fare il prossimo picnic in movimento ?

Clara

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