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12/6/2016 – La mia Lizzano Extreme Skyrace
di Sara Paganucci
Alle 7:30 arriviamo in zona partenza, saluto Gianluca con cui faccio una foto di rito, ritiro il pettorale, mollo la borsa, lascio qualche volantino delle” nostre” gare, accompagno Max a fare i panini, ci salutiamo e salgo sulla navetta.
Non conosco nessuno, mi concentro sul paesaggio fuori dal finestrino, il tempo è nuvoloso ma per ora non piove…mi colpiscono le strade “rosse”…ascolto di sbieco i discorsi degli altri e mi prende un po’ il panico: “ce la farò?”.
Madonna dell’Acero 1200mt, ci fiondiamo tutti dentro ad un alberghetto al calduccio e mi cade l’occhio sui nomi scritti sopra ai pettorali e all’attrezzatura dei più…io molto “turista fai da te” ho l’essenziale, materiale tecnico particolare come richiesto due barrette herbalife (una la mangio subito xké la partenza è alle 10:00 ed ho già fame), un po’ di albicocche, il cr7 nelle borracce conoscendomi è anche troppo.
10′ di riscaldamento, briefing pregara che mi fa dubitare parecchio, “che ci faccio io qui? Ah già, è il mio regalo di compleanno!”.
Presentazione dei top e si parte i primi 500mt a ritmo “lento” dietro a Gianluca e lo staff della scopa poi il percorso è tutto nostro, partenza in salita, prima su strada sterrata e poi subito sentiero di bosco; sono un diesel si sa, ma piano piano le gambe si scaldano ed iniziano a pestare supero un paio di donne non ho idea di quante ce ne siano davanti a me…ma un paio a tiro le ho.
Uscita dal bosco alzo lo sguardo e vedo il serpentone dei top già lassù in cima al monte Nuda, il paesaggio è infinito, bellissimo.
Il tempo di arrivare in cima e ci avvolge la nebbia, peccato! Ma la montagna è così…imprevedibile.
Mi incito a darmi da fare per non farmi beccare dalla bufera in un posto così aperto, il rischio fulmini è sempre in agguato!
Passaggio dal passo del Vallone, i Balzi dell’Ora dove due ragazzi mi hanno lasciato il passo e poi da “laggiù” mi hanno incitato con un “vai così che vai bene!”.
Solo un punto mi ha messo un po’ in crisi, è stato un attimo, ho sbagliato l’appoggio x arrampicarmi, ma c’era un signore del soccorso che mi ha fatto vedere dov’era più semplice.
Arrivo in punta Sofia dove c’è una grandissima croce, corricchio fino a Corno alle Scale, la punta più alta del percorso dove hanno allestito un ristoro (complimenti!).
Inizia a piovere, sentiero stretto di pietre, mosso in cui comincio a divertirmi, supero tre ragazzi, un volontario ci fa svoltare a sinistra sul passo Strofinatoio e passo Cancellino, sento un “terremoto” arrivare alle mie spalle, è una ragazza, Giulia, “da dov’è arrivata?” La lascio passare e mi metto in scia…oggi sarà lei il mio “coniglio bianco”; sento quei tre dietro che dicono “ma come vanno queste donne?”.
Rientro nel bosco, ora diluvia, noi ce lo stiamo scansando, il fango alto e scivoloso inizia a caratterizzare il percorso.
Guado un ruscello, una signora col megafono sottolinea il fatto che è scivoloso…controllo materiale obbligatorio, 11° km in 1h50′, tiro fuori tutto, mi controllano che il giacchetto sia idoneo, ho tutto, manca solo il telo…”l’ho qui con le barrette”…ma il telo non c’è più.
“Si fermi e si tolga il pettorale, c’è la squalifica!”….mi crolla il mondo addosso, noooo…stavo andando così bene!
Poi un volontario, Francesco mi dice che se voglio mi presta il suo deve solo andarlo a prendere al rifugio Segaveccia…perdo 13/14′ ma ho la possibilità di proseguire, non lo ringrazierò mai abbastanza!
Ormai son ghiaccia, testa e gambe non ci sono più e avrò perso come minimo 20 posizioni, ma non mi do per vinta, si rimonta in cima al Nuda, il cielo ora è terso, solo vento freddo ma vale lo spettacolo.
Scendo i balzi del Fabiano molto piano, sono esposti e si scivola parecchio, corricchio nel bosco, in discesa “pattino” parecchio, le scarpe tengono bene però sono zuppe e il fango alto ha fatto si che entrassero sassolini o altro all’interno…so che pagherò caro il fatto di non toglierli, ma tiriamo a fa!
Mangio una mela al ristoro Bagnatori, e si risale sul monte Grande, raccolgo un paio di carte di gel cadute a chi mi ha preceduto, ma oggi anch’io ho lasciato un telo sui monti quindi è bene che stia zitta.
Si riscende nel bosco e son così concentrata su dove mettere i piedi che salto il corridoio di balisse, ma tre volontari svegli mi riportano subito sulla retta via, arrivo in cima al monte Pizzo, poi giù di nuovo passando dalla scalinata viscida di una chiesetta nel bosco…ultimo ristoro a 3 km dall’arrivo, la domanda me la pongo: era necessario? Ormai siamo arrivati…e poi in discesa…
Capirò poco dopo il perché, inizia uno dei tratti più impervi e tecnici che abbia mai fatto…ci sono volontari del soccorso che ci raccomandano di andare piano.
Scendo di “culo”, cosa che un alpinista non farebbe mai, aggrappandomi alle rocce…un ragazzo tenta un sorpasso azzardato e rischia l’infortunio serio cadendo di schiena su un lastrone di pietra da circa 1,5mt…mi preoccupo seriamente, ma per fortuna si rialza e riprende a corricchiare scivolando spesso…mi domando se sia davvero necessario rischiare l’osso del collo per arrivare due minuti prima…piccolo passaggio, unico, e affascinante in un corridoio scavato nella pietra, ho capito perché li chiamano i balzi dell’ Angelo perduto…dopo ritorna il sentiero ma tra fango alto e rocce scivolose non me la sento di spingere, mi accodo all’atleta caduto che tengo davanti come monito…ci avrò messo anche di più ma sono riuscita a non cadere mai!
All’arrivo delle bambine carinissime mi porgono una medaglia unica nel suo genere, l’abbraccio del marito e dell’amico Gianluca…restituisco il telo, ringraziando per avermi regalato un’avventura speciale come questa, organizzata in maniera eccellente, bravi a tutti!
P.s. nonostante tutto mi sono classificata 10° assoluta 😛

