Siamo abituati a vederli sorridenti, fieri nelle loro canotte e pantaloncini, entusiasti nel raccontare la loro passione e nel decantare i milioni di miglioramenti che la corsa ha portato nelle loro vite, ma siamo sicuri che la vita del runner sia tutta rosa e fiori o c’è qualcosa che i podisti ci nascondono? C’è un’altra faccia della medaglia, un lato oscuro che nessuno racconta?
Perché non provare a guardare corsa e allenamento da un punto di vista differente, inusuale, distopico e perché non farlo attraverso delle interviste scomode? Passione, entusiasmo e benessere fisico sono lampanti alla vista, basta osservare la luce negli occhi sorridenti e scintillanti dei runner all’arrivo di qualsiasi competizione podistica, ma ci sono anche ombre? Chiediamolo a loro!
Oggi cercheremo di addentrarci nei retroscena di questa disciplina con Samantha Serafini, podista, cantante, musicista e compositrice.
Iniziamo con la domanda di rito, che podista sei?
Innanzi tutto Liza ti ringrazio molto per questa intervista, una piacevole sorpresa…soprattutto perché mi definisco una podista amatoriale ed alle prime armi, ma coinvolta a tal punto da questa passione da farla in maniera molto seria e scrupolosa. Una podista che ama sentire la fatica perché la traduco in soddisfazione, una podista curiosa in quanto non ho una vera e propria specialità e sto ancora esplorando.
Hai conosciuto l’atletica da piccola, grazie a tuo padre che è stato presidente di una società sportiva per oltre 20 anni, tuttavia all’epoca il tuo universo iniziava a ruotare intorno alla musica richiedendoti tempo ed impegno, così la corsa è rimasta a lungo un hobby da incastrare tra uno spartito e l’altro. In famiglia come è stata vista questa tua scelta? All’epoca, hai mai avuto la sensazione di aver disatteso le aspettative di un padre sportivo?
Infatti mi sono definita alle prime armi perché il mio ricordo di sportiva giovane e agonista è ormai lontano.
Sì, mio padre mi ha sicuramente trasmesso la passione per lo sport che però ho tenuto poi come hobby seguendo l’altra mia grande passione che è diventata la mia professione con tanto studio e dedizione. La mia famiglia è sempre stata orgogliosa di me e del mio lavoro artistico; nessuna delusione neanche da parte di mio padre… e, detto fra noi, non ero una campionessa ma piuttosto una “gregaria” che faceva squadra.
Mi sento più forte adesso nella corsa. Sarà perché mi ha preso così tanto e sto scoprendo un mondo che riempie molto il mio tempo libero e mi rende spensierata e meno riflessiva, cosa che non sempre è positiva.
Gli artisti hanno un animo particolare e una sensibilità che a volte non è facile da gestire. La corsa mi libera!!!
E dopo una vita da musicista, come si è riaccesa la fiamma della corsa? Pensi che sia dipeso solo da te stessa o è stata una sorta di riscatto magari nei confronti di chi ti avrebbe voluto atleta da ragazzina?
Assolutamente nessun riscatto. Semplicemente ho sempre continuato a correre da sola e lo scorso anno mi sono detta “Perché non cercare una squadra così magari comincio a correre in compagnia?” È così che sono entrata nei Marciatori Antraccoli pensando di andare a fare qualche allenamento e percorsi non competitivi della domenica mattina e invece ho scoperto questo mondo delle gare competitive di varie distanze che non conoscevo. Una tira l’altra e quindi gare a non finire.
Hai preso a correre con impegno e poi con una programmazione ben strutturata da circa due anni e da allora la tua carriera è stata una parabola ascendente, un continuum di miglioramenti e ottimi risultati; hai percepito invidie e gelosie da parte di altri runner o hai trovato in questo sport un mondo di unione e condivisione?
Per quanto mi riguarda non ho percepito nessuna cosa negativa, anzi! Da un anno e poco più ho scelto come allenatore Massimo Santucci, una persona splendida oltreché competente che mi segue con grande attenzione. Sono entrata nel suo team che prevede anche allenamenti collettivi e lì ho trovato un gruppo meraviglioso nonché nuovi amici. Invidia? Piuttosto direi entusiasmo per i risultati reciproci e questo è molto bello. Stessa cosa l’ho trovata nella mia squadra Antraccoli in cui ognuno gioisce sempre quando qualcuno di noi ottiene un buon risultato.
La musica non ha orari: si suona di giorno, di notte, di sabato, di domenica e nei festivi. La corsa ha un timing rigoroso: giorni di allenamento, giorni di riposo, giusta quantità di ore di sonno, cura dell’alimentazione. Come riesci a far convivere queste realtà così diverse?
Hai detto bene. Non è facile col mio lavoro… cerco di incastrare tutto: se ho una gara e posso farlo, il giorno prima non prendo serate, altrimenti vado anche a gareggiare con poche ore di sonno. Ho fatto una gara poche settimane fa dopo aver dormito solo 1h e 45’… da pazzi! Un tempo da mezza maratona! Per l’alimentazione, cerco di non sgarrare e anche quando sono fuori per lavoro il più delle volte mi porto dietro il ciotolino con la cena pronta. I miei colleghi ridono quando mi vedono… ma io sono irremovibile.
Nella ricerca dell’incastro perfetto tra musica e corsa ti sei mai sentita sopraffatta? Ci sono stati giorni in cui avresti voluto mollare?
Per il momento no. Mi sono organizzata in modo da poter fare tutto come un Tetris. Oltre a suonare in giro ho anche tanti allievi e ho concentrato tutte le lezioni negli orari in cui non ho allenamenti.
La musica richiede studio e rigore, la corsa richiede disciplina e rigore. Non pensi che questo tuo continuo esercizio della disciplina ti abbia reso o ti possa rendere “rigida”, magari incapace di lasciarti andare ogni tanto, di saltare un allenamento a cuor leggero, di rivedere la tua programmazione se il corpo te lo richiede?
Fortunatamente sono un’artista a tutto tondo e dalla musica non ho preso solo la disciplina degli studi classici ma anche la libertà, l’improvvisazione, la fantasia essendomi cimentata in molti generi musicali ed essendo anche una compositrice, per cui sono molto empatica, sensibile e principalmente attenta a ciò che mi dicono il corpo ed il cuore. Per cui se sono stanca mi prendo un riposo per poi ripartire con le batterie ricaricate.
Secondo me molti scelgono la corsa per fuggire da uno status quo, da un ruolo. Per questo ti chiedo: corri per scappare dalla Samantha musicista?
Corro perché mi fa stare bene, mi fa pensare meno e riempie qualche vuoto della mia vita e forse allevia un po’ alcune delusioni avute dalla musica che sicuramente mi ha reso meno di quello che io ho dato a lei. La corsa per me è terapeutica e attualmente non ne potrei fare a meno.
Corsa e musica: è solo uno scappare l’una dall’altra o hanno anche qualcosa in comune? Cosa ritrovi della musica nella corsa e viceversa?
Ecco, qui ti risponderei così: sono un’improvvisatrice nella musica e ti direi anche nella corsa nel senso che seguo sì degli schemi, mi prefiggo dei tempi, ma alla fine vado molto a sensazione e do tutta me stessa.
Sono molto combattiva e non mi arrendo mai. Anche nella musica… sai quante volte non mi rendo conto che sto suonando e cantando da ore senza fare pausa? Mi immergo completamente in un mondo parallelo.
Donne e musica: pensi che l’essere donna abbia reso più difficile il tuo cammino nella musica? Se sì quali sono le difficoltà che hai incontrato?
Una domanda importante alla quale risponderei di sì. Il mondo dello spettacolo è purtroppo una realtà non sempre sana e per le donne soprattutto non sempre basta essere talentose e preparate. Avrei potuto ottenere di più se fossi scesa a compromessi ma non l’ho mai fatto e ne vado fiera. Non sono diventata famosa ma faccio il mio lavoro a testa alta e comunque le mie piccole soddisfazioni artistiche me le sono prese e sono privilegiata a svolgere una professione che amo. Non tutti hanno questa fortuna.
Donne e corsa: pensi che l’essere donna nel podismo esponga a maggiori criticità? Ci sono stati eventi spiacevoli nella tua carriera podistica a riguardo?
No, fino a qui nessun evento spiacevole e spero anche in futuro.
Cosa non ti piace del podismo?
Per il momento mi piace tutto. Sarà perché ci sono dentro da poco ma non riesco a trovarci una cosa negativa.
Cosa non ti piace della musica?
Beh, quello che abbiamo detto prima, ossia che non sempre avere talento basta per arrivare e poi non mi piace il fatto che fare la musicista non venga mai considerata una vera professione. Ancora adesso dopo tanti anni mi chiedono “ma di lavoro vero cosa fai?”. Tutto questo è anche colpa degli improvvisati che vanno in giro a far serate e non sanno neanche che cosa sia la musica e succede principalmente in Italia, ahimè. Ho lavorato tanto all’estero e lì la professione del musicista è più valorizzata. In sostanza comunque se vogliamo fare un paragone con la corsa, la differenza è che nella musica non è detto che tu faccia successo pur essendo preparato, nella corsa chi va più forte vince!
Ma adesso basta con gli aspetti negativi, lasciaci un messaggio positivo! Cosa consiglieresti a chi non riesce a trovare un’armonia tra il proprio status quo e corsa? Come fare a liberare la mente e lasciar andare le imposizioni di un ruolo sociale per dedicarsi un momento di libertà con le scarpette ai piedi?
A volte la troppa ricerca non porta alle soluzioni… Io consiglierei di vedere la corsa come una liberazione e uno stacco mentale (oltreché un esercizio fisico) da tutto ciò che è il quotidiano che ormai sappiamo a memoria e che ci rende spesso insoddisfatti e nervosi. Scarpette ai piedi e via! Guardiamoci intorno e respiriamo ogni attimo immersi in un mondo fatto di colori!
Grazie Liza per l’opportunità che mi hai dato di parlare un po’ di me.
Liza Bellandi
Leggi anche “Il lato oscuro dei runner: Luigi Angeli“

