
Un breve viaggio attraverso la storia dell’uso delle terapie con fiori e piante nella medicina servirà a chiarire il nostro debito verso la natura. La storia comincia molto tempo fa, nella mitologia greca, sul monte Olimpo, dove gli dèi giocavano tra la vegetazione che era il baldacchino verde del mondo, creando fiori e alberi che fossero utili tanto a loro quanto ai mortali.
Dopo il precedente articolo in cui trattavamo l’utilità che può avere il ginseng nella nostra vita quotidiana (leggilo adesso) passiamo adesso ad un campo ben diverso, quello della medicina e della terapie naturali
Il dio della medicina era Asclepio, o Esculapio, simboleggiato dall’immagine del serpente, che a sua volta rappresenta il rinnovamento dell’energia e della rigenerazione. Scivolando fra la vegetazione del sottobosco, il serpente aveva le facoltà di scoprire piante in grado di guarire.
Asclepio era figlio di Apollo, il dio del sole, e aveva appreso l’arte della medicina dal suo maestro, il centauro Chirone. Così dicono i miti dell’antica Grecia classica, quando l’umanità era convinta che la guarigione fosse un dono degli dèi, i soli che comprendessero la natura delle piante.
La mitologia greca comprende molte storie che spiegano com’erano nate le piante utili per la guarigione e in che modo si potevano usare.
Queste storie illustrano chiaramente lo stretto rapporto fra la vita umana e quella delle piante e il grande rispetto che gli antichi nutrivano per il mondo vegetale, al punto che molte piante erano ritenute sacre e venerate come attributo degli dèi.
Possiamo far risalire il legame tra la vita umana e le erbe e i fiori ancora più indietro, fino all’uomo di Neanderthal. Nel 1963, in Iraq, gli archeologi hanno aperto una tomba di un uomo di sessantamila anni fa in una caverna, e insieme a lui erano stati seppelliti molti fiori, e l’analisi dei granelli di polline ha rivelato che comprendevano polline di fiordaliso, equiseto, altea rosata, centaura, giacinto e efedra.
I fiori erano presenti non solo per i pregi estetici, ma anche per le loro qualità simboliche e medicinali; infatti vi sono compresi diuretici, emetici, astringenti, stimolanti e antidolorifici.
E’ difficile accertare con precisione in che modo gli antichi usassero terapie con fiori e piante per guarire. Sappiamo che fin dal 3000 a.C. esistevano in Egitto scuole di erboristeria. Il primo medico di cui si ha notizie fu Imhotep, che era al servizio del faraone Zoser intorno al 2980 a.C. Imhotep era un astrologo, mago e guaritore, e nella mente dei contemporanei fu elevato a ruolo di dio della medicina.
Come gli dèi greci, anche quelli egizi svolsero un ruolo importante nelle prime fasi della storia della medicina.
Osiride era il dio della vegetazione, e tanto la sorella gemella Iside quanto la madre, avevano il potere di rinnovare la vita, cosicché rivelarono all’umanità il segreto della guarigione. Il papiro di Ebers, scritto intorno al 2000 a.C., descrive sintomi e relativi trattamenti, in cui si utilizzano 85 rimedi a base di erbe, come olio di ricino, aneto, lattuga, menta, genziana e papavero. Per i suffumigi usavano erbe aromatiche come mirra, cumino, coriandolo. Oltre a porre corone di fiori nelle tombe delle mummie, gli egizi piantavano i fiori nei giardini vicino le tombe.
In Cina, il PenT’sao di Shan Xiang, che risale al 2800a.C., elenca 366 medicine ricavate dalle piante usate a quell’epoca, fra cui l’efedra. A babilonia, intorno al 1800a.C., il re Hammurabi registrò su tavolette di pietra informazioni sulle piante usate a scopi medicinali, che comprendevano giusquiamo, menta e liquirizia.
Le informazioni esistenti sull’uso delle erbe nelle grandi civiltà, comprese Cina, Egitto, Mesopotamia, Grecia e India, mostrano notevoli somiglianze, che indicano un considerevole scambio e circolazione di piante a quel tempo.
I primi erboristici di ogni cultura sono noti col nome di sciamani, uomini o donne che possedevano un particolare dono per la guarigione. Questa capacità di percezione consentiva loro di comunicare direttamente con il mondo delle piante e il mondo dello spirito. Questi guaritori, erano definiti anche medici sacerdoti, poiché la salute del corpo non era separata da quella della mente e delle spirito, com’è avvenuto più tardi nella storia della medicina.
I medici sacerdoti usavano tradizionalmente piante allucinogene che alteravano lo stato mentale; durante i riti religiosi era consuetudine bruciare incenso e piante aromatiche, per favorire il passaggio della mente in un’altra dimensione: questa fu l’origine della moderna aromaterapia.
Nel culto di Asclepio i medici sacerdoti usavano ricette di profumi e incenso per accrescere il benessere psicofisico dei pazienti e utilizzavano erbe aromatiche come rosmarino, pino e timo per eseguire suffumigi, allo scopo di tenere a bada l’infezione e le influenze negative come quelle della stregoneria e del male.
Tratto da Guida completa ai fiori della salute – Anne McIntyre
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