Ho letto oggi della riduzione della squalifica di Daniele Meucci, da 6 a 4 mesi. Non sono a piena conoscenza dei fatti realmente accaduti, o meglio, esistono differenti versioni e quando nascono troppe “verità”, rimane difficile dare un giudizio obiettivo.
Credo che bisogna cercare di capire l’atleta, ma se vi è una mancanza di rispetto nei confronti degli avversari o dei dirigenti, la situazione si fa delicata. Sono convinto che un ruolo importante lo rivesta l’allenatore che dovrebbe essere anche un buon educatore e nel caso vi siano interperanze da parte del giovane ne ritengo parziale colpevole anch’esso. Mi arrabbio quando vedo comportamenti fuori dalle righe da parte degli atleti che seguo, l’avversario va affrontato durante la gara, il prima e il dopo non ha senso. Gli atleti che si stimano condividono insieme emozioni, con chi non si ha feeling però non ci si accanisce, si risponde solo sul campo. Corriamo, la nostra arma è quella. Se ci sono rivalità devono servire solo a tirar fuori grinta agonistica, niente più. Il valore atletico si dimostra sul campo, fuori non esistono atleti che contano più di altri.
Lo sport deve avere valori morali, bisogna rispettarli. Se Meucci ha sbagliato è giusto che paghi, avrei preferito però un confronto a parole, fra uomini che si guardano in faccia, si spiegano e vanno avanti insieme, nel rispetto di una maglia Nazionale da indossare.
Personalmente le punizioni non mi aiutano a capire, ma solo il confronto fra persone riesce a entrarmi dentro. Il coraggio di parlare, ma soprattutto di ascoltare è una dote delle persone sagge. Il giovane atleta dovrebbe avere intorno a se persone che lo aiutano ad indicargli la giusta strada. Non voglio riferirmi ne a Luigi Principato, il tecnico di Meucci, ne ai vertici della FIDAL, ma un esame di coscenza andrebbe fatto da entrambe le parti. Queste controversie non aiutano nessuno a crescere.
Per ultima cosa desidero esprimere una divergenza di vedute riguardo a chi sento dire che in un momento difficile per i pochi talenti esistenti in patria non ci si può privare di Meucci. Ragionamento assurdo, proprio come se la legge dovesse punire solo gli atleti meno dotati. Cerchiamo di considerare tutti uguali gli atleti. In gara viene fuori il valore, ma si parte tutti sulla solita linea. Le regole devono essere uguali per tutti. Se trasformiamo lo sport in gioco politico, il giocattolo finirà per rompersi del tutto.