La corsa come allegoria della vita: i 3000 siepi

Atletica  leggera: 3000 siepi 

In un articolo misto tra l’esperienza personale, l’allegoria e i fatti, andiamo ad esplorare una disciplina dell’Atletica sicuramente singolare. Parliamo dei 3000 siepi.

I 3000 siepi, sono a tutti gli effetti una gara di mezzofondo disseminata di cinque ostacoli a giro.

Una corsa dove, insieme al talento per la corsa, conta molto anche la tecnica di salto dell’ostacolo. La cosa ancor più singolare e affascinante è che i dominatori mondiali di questa specialità saltano gli ostacoli (le barriere) in modi, passateci il termine, curiosi, che niente hanno a che vedere con la tecnica tradizionale, ma efficacissimi, simbolo che nonostante tutto, dell’atletica si deve ancora sapere molto.

I 3000 siepi si corrono su pista. Ogni giro, per sette giri e mezzo (3000 metri), bisogna superare 5 barriere a giro, per un totale di 35. Di queste, 28 sono rappresentate dal classico ostacolo da siepi, lungo quasi 4 metri, alto 91 cm per gli uomini, 76 per le donne, e soprattutto spesso 13×13 cm, un vero muro di legno. Se si salta male e vi si inciampa ci si fa male e si cade pure: l’ostacolo non si sposta di un centimetro. Le restanti 7 barriere si chiamano ‘riviera’. Esse sono barriere totalmente identiche a quelle descritte sopra, con la differenza che nella zona di atterraggio dall’ostacolo abbiamo una vasca piena d’acqua! Una vasca d’acqua lunga quasi 4 metri (quindi al 90% ci finiamo sempre dentro) e profonda anche fino a 70 cm. Il risultato è che passando di qua ci si inzuppa e si deve correre con le scarpe e i calzini totalmente bagnati. Allego una foto per dare l’idea dell’ostacolo e della riviera.

riviera

 

Inizialmente, a metà del Diciottesimo secolo, fu inventata questa specialità in Irlanda, Scozia ed Inghilterra per disputarla…a cavallo! In seguito adottata dalla pista, comparse ai Giochi Olimpici di Parigi 1900 e fu dominata per molto tempo dagli stessi inglesi. Dagli anni 70′ è una specialità prevalentemente keniana, con qualche comparsata di prestigio nostra: vi dicono niente i cognomi Panetta e Lambruschini?

Ad oggi, il record del mondo è di 7’53″63, detenuto da Saif Saaeed Shaheen, curiosamente un atleta keniota naturalizzato del Qatar. Meno di 2’40” al km, con gli ostacoli di mezzo e scarpe zuppe.

La corsa con siepi, esprime al meglio il concetto della vita, delle sue difficoltà. La vita è una corsa, da affrontare passo passo, dove è importante più il tragitto, i compagni di viaggio, le sensazioni, che l’arrivo. I 3000 siepi ci ricordano che anche se vogliamo correre a 300 all’ora, bisogna sempre trovare la forza di passare l’ostacolo, nonostante la stanchezza, nonostante le pressioni, come nella vita dobbiamo trovare sempre la forza e il coraggio di superare l’imprevisto, che ci complica il cammino. Una gara con gli attributi.

Non a caso, penso, i keniani sono da sempre dominatori di questa specialità. Oltre che per una indiscussa qualità tecnica, molti sono abituati a combattere per la vita ogni giorno. Abituati a superare le avversità, a non mollare mai. Allenati a rialzarsi dopo le cadute. A continuare con tenacia dopo ogni ostacolo, con la fame per la vittoria, come per la vita.

 

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