La gazzetta di Clara ep. 50
Se chiudo gli occhi distinguo con nitidezza tre momenti in cui ho sentito nascere in me il desiderio di dire “Ci sono anche io”.
In tutti e tre i casi lo spunto venne da eventi televisivi. La prima volta fu nel 2009, in occasione dell’apertura dei giochi olimpici di Pechino. Il secondo evento era una gara di 3000 m siepi femminile nella Diamond League di Londra nel 2011 e il terzo il cross Campaccio nel 2012.
Ebbene, questi eventi se mi impressionano ed emozionano in televisione, dal vivo mi levano il fiato.
Se chiudo gli occhi vedo la piccola Clara, seduta su una sedia nel bel mezzo ad un’aula di un centro sportivo durante un raduno estivo con il tennistavolo che guardava le olimpiadi in Cina o ancora la stessa bambina che nel weekend, se non era a fare tornei, guardava le gare in televisione sul divano con suo papà.
Tanti atleti sognano i cinque cerchi da quando sono bambini.
Non tutti raggiungono questo obiettivo; eppure, tutti sono accomunati dall’identico desiderio, che richiede determinazione, disciplina, costa impegno e rinunce.
Se chiudo gli occhi e provo a guardare la mia carriera atletica vedo tanti successi piccoli e grandi, tanti record personali, diverse partecipazioni a gare importanti, anche con buoni piazzamenti. Se chiudo gli occhi vedo anche gare non finite, sconfitte dolorose e lunghi periodi di stop, sempre in bilico tra la voglia di continuare a provare ed un traguardo più lontano. Se chiudo gli occhi risento quel boato, nello stadio Saint Denis, quel sabato 29 Agosto 2024 dove, anche in tribuna, si realizzava il sogno di tantissime persone, me inclusa.
C’è chi alle olimpiadi partecipa con gambe, testa e cuore e chi invece riesce a portarci solo il cuore.
Anche questo è un risultato, è la dimostrazione dell’amore e del rispetto verso i propri sogni ma anche verso le proprie forze e il proprio percorso individuale o di squadra. La delusione è un’emozione derivante da un pensiero di fallimento. Se si pensa, in positivo, che il percorso di un atleta è sempre una conquista e il raggiungimento dell’obiettivo consentito da talento e circostanze, nasce un sorriso.
In quei quattro giorni a Parigi non ho potuto far altro che sorridere, essere felice per poter essere spettatrice di una tale manifestazione e di poter far il tifo per chi era riuscito a coronare il proprio sogno. Grazie a voi tutti che vi avete partecipato come atleti e atlete e a tutte quelle persone che hanno reso l’evento così speciale, spettatrici e spettatori inclusi!
Se chiudo gli occhi sento quel boato crescente durante la finale degli 800m maschili e ricordo come io non riuscivo più a capire dove fossi tanto forte le emozioni che mi avvolgevano.
Clara
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