Vado o non vado?

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La gazzetta di Clara ep. 62

Trilogia “Bolle di pressione” – Testo 1

Come avvolta da un turbine, Sofia non aveva ancora chiuso la porta di casa che si stava già cambiando, con un piede nel bagno e l’altro ancora in ingresso. La testa già proiettata in una situazione futura, il corpo ancora eccitato dell’allenamento svolto. Allo stesso tempo chiedeva riposo. La sua pelle era elettrizzata e ancora tesa. Sentiva però che appena si sarebbe arrestata avrebbe avuto la sensazione opposta, come se la sua pelle si allargasse e diventasse un grande soffice telo di lino. Entrando a casa aveva acceso tutte le luci. Così le succede quando non sa cosa fare, da dove girarsi, nel dubbio fa tutto. Inizia a svuotare la borsa, a prepararsi per fare la doccia e a scegliere i vestiti da indossare. I suoi pensieri erano fuori controllo e non sapeva decidere cosa fare: come se avesse avuto una margherita in mano si diceva “vado, non vado, vado, non vado”. Il corpo combatteva contro la stanchezza. La testa contro la gioia di vedere i suoi parenti e tanti amici. L’ultimo petalo la fece uscire dalla porta. 

Dopo venti minuti in bici passati ad osservare luci, movimenti, altre persone sfreccianti, arriva a destinazione, alla Balalaika, che oltre a essere uno strumento musicale è anche il nome di un locale. Le luci soffuse, la musica allegra e i sorrisi intorno a lei le fanno dimenticare i dubbi, la stanchezza. Gli abbracci la fortificano. Stringe forte il festeggiato e gli sussurra nell’orecchio: “Fortuna che hai il compleanno tutti gli anni. È sempre un piacere venire alle tue feste, con la loro atmosfera effervescente”.

La serata prende forma. Sguardi si intrecciano, discorsi nascono, si ramificano, prendono diversi sentieri. La Balalaika racchiude Sofia e gli altri invitati in un nuovo ambito con un suo odore, la sua musica e la sua storia. Mentre la musica si abbassa e i primi invitati iniziano a salutarsi, la stanchezza torna a farsi spazio. Sofia lascia la Balalaika, con il viso arrossato dalle emozioni e il cuore pieno, sorride tra sé e sé. Stasera, la scelta l’ha fatta l’ultimo petalo. Mentre pedala verso casa, con la fatica che torna a farsi sentire, si sente serena. Libera dalle paure rigide. Quante volte ha disdetto serate tra amici perché aveva allenamento il giorno stesso o quello dopo? Troppe, forse.

Forse il vero equilibrio sta nel capire che l’energia non si misura solo in chilometri percorsi o pesi sollevati. A volte, si rigenera anche in una risata condivisa, in uno sguardo complice, in una serata in cui la stanchezza diventa il prezzo giusto per un ricordo prezioso. Mentre pedala verso casa, con il freddo che la sveglia un po’, ascolta di nuovo la sua pelle. Non più tesa, non più elettrica ma si lascia andare: sempre più morbida pronta infine a distendersi come il soffice telo di lino tanto atteso e ora pronto. Aprendo la porta di casa, ritrova il disordine. In questo momento non è importante. Lo ignora e sprofonda in un sonno lungo e rigenerante. Forse la risposta non è nel decidere tra riposo e socialità, ma nel concedersi, ogni volta, ciò di cui ha davvero bisogno.

Un locale all'aperto illuminato da luci colorate, con tavoli e sedie disposti lungo un vialetto. Alcune persone sono in gruppo. Un grande disco appeso ad un albero riflette luci colorate nel buio della sera.

Clara

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