
…una lunghissima passeggiata di allenamento, una scampagnata lungo il Brenta per ammirare le splendide ville, un po’ di ossigeno all’interno del parco, una prova di resistenza nervosa lungo gli interminabili chilometri del Ponte della Libertà…
La data è fissata da tempo: Domenica 29 Novembre 2009;
il luogo: Firenze.
Ho un conto da chiudere con la maratona di Firenze e spero di farlo fra un mese.
Durante la programmazione degli allenamenti decido di correre un lunghissimo a Venezia, Massimo mi consiglia, saggiamente, un’andatura da lunghissimo: vedremo…
Detto fatto, ricostituita la coppia “atletica” con Alessandro si va.
Le condizioni e le sensazioni dei giorni immediatamente precedenti mi lasciano pensare ad una andatura leggermente più veloce del previsto ma evitando il rischio di pregiudicare Firenze.
Mestre ci accoglie, fredda ma composta, anonima ma vivibile, insomma una sicurezza.
Dopo una rapida puntatina al Parco San Giuliano per il ritiro del pacco gara ed una visita ad un grosso negozio di articoli sportivi, ci concediamo una buona cena e poi in stanza, fra televisione, libri e telefonate a casa.
Già al Marathon Village mi rendo conto, confrontandomi con il resto dei presenti, che sono lì con lo spirito giusto, quello vacanziero, quello di chi aspetta la domenica per una lunghissima passeggiata di allenamento, una scampagnata lungo il Brenta per ammirare le splendide ville, un po’ di ossigeno all’interno del parco, una prova di resistenza nervosa lungo gli interminabili chilometri del Ponte della Libertà e poi, ultimo sforzo, il superamento –sempre arduo- dei ponti, fatica addolcita da un contesto ambientale letteralmente favoloso.
E’ sabato, biglietto giornaliero del vaporetto per riabbracciare Venezia muovendo pochi passi (…): visito il Guggheneim Museum, che da solo vale il viaggio a Venezia, vagabondo un po’ per Venezia a caccia di fotografie e mi dirigo a San Marco, dove mi concedo biscotti e caffè al Floriani: conto all’altezza della fama e della bellezza del locale, ma ne vale ampiamente la pena.
La mente, anch’essa a spasso, ogni tanto cerca motivazioni: perché corro, perché sono qui?
Corro perché mi piace, perché correre è il gesto più naturale dell’uomo (che corre ancora prima di calciare), corro perché mi fa vivere meglio, per non fumare più, per continuare a mangiare…
continuo a correre per cercare i miei limiti, per superarli, per mettermi alla prova, perché prima di ogni maratona c’è una avventura, una sequenza di sogni lunga mesi e mesi;
corro perché credo in Dio e lo scopro chilometro dopo chilometro, attimo dopo attimo, consapevole che una macchina perfetta come l’uomo non può essere nata per caso.
Infine corro per condividere i miei sogni con un pugno di amici, pazzi come me, chi alla ricerca del “tempone”, chi semplicemente a caccia di chilometri e benessere.
Ritorno in me, è l’ora di tornare, pranzo, riposo e quattro passi a Mestre.
Domenica, appena il tempo di rendersene conto e sono ai nastri di partenza, breve riscaldamento, ingresso nelle gabbie: sensazioni di assolutà serenità, è solo uno splendido, lunghissimo allenamento.
Via, si parte: mantengo con disinvoltura i 4.15/km, in scioltezza; ma mancano ancora 5 settimane per completare la preparazione, lo scarico dei giorni precedenti veramente minimo ed allora le gambe, indolenzite, mi inducono a più miti consigli, rallento, ma, soprattutto, evito il temutissimo “muro”.
In gara a questo punto stringi i denti, in allenamento ti rilassi e, consapevolmente, decidi di goderti gli ultimi chilometri; ultima prova di resistenza mentale il ponte della Libertà (anche a rilento, supero tantissimi atleti, mi superano solo un paio…) e poi Venezia, i ponti, San Marco e la gioia dell’arrivo.
Perché finire una maratona, gara o allenamento, è sempre il momento in cui il dolore si tramuta istantaneamente in gioia, è l’attimo in cui ti rendi conto che in fondo al tunnel del dolore, nello sport come nella vita, c’è sempre la purificazione, la felicità, la realizzazione di un sogno.
Tempo finale 3.05.44, come lunghissimo svelto non c’è male, vi pare?
Ma i sogni continuano…
Maurizio Fragale