La gazzetta di Clara ep. 33
Accettare il processo. Capitolo 2/3
Questa volta ho deciso di andare a ritroso. Partire da un episodio recente per raccontare avvenimenti maggiormente datati. Potrei parlare di un dolore al ginocchio o uno al piede e invece mi soffermerò su un raffreddore. Esattamente. Quello che talvolta inizia a presentarsi come un prurito in gola fino a far colare il naso senza sosta, per poi far sputare catarro e far passare giornate a fare inalazioni e a dormire. Quel raffreddore che il primo giorno di solito viene ignorato. La giornata prosegue come al solito fra lavoro, commissioni, allenamenti e vita sociale. Inopinatamente in giorno dopo ci si sente fiacchi e dopo poche ore si crolla come un cencio. Chi non ha già vissuto questo meraviglioso circolo vizioso?
Ebbene l’ultima volta mi sono stupita di me stessa. Il raffreddore mi è saltato addosso come i compagni delle medie quando si giocava a nascondino. Mi ha presa alla sprovvista, spaventata e braccata. Questa volta eppure mi sono lasciata andare subito. Ho fatto cadere le braccia verso il basso e le ho lasciate ciondolare un po’. Mi sono fatta fermare e gli ho porto la mia mano. Mi sono fatta accompagnare a comprare propoli, zenzero, limone e caramelle per la gola. Ho preso il telefono e scritto al mio allenatore: “Ho il raffreddore, mi fermo e ti faccio sapere quando passa”. Rimasi quasi perplessa di questo comportamento ragionevole e tornai da lui: dal mio corpo raffreddato che stava cercando di comunicarmi qualcosa. Sussurrava: “Sono stanco, ho bisogno di quiete”.
È stato bello accettare lo stop, riconoscerlo immediatamente e ringraziarlo per essere arrivato. È venuto per proteggermi e farmi un po’ di compagnia. Miele, camomilla, fumenti, sonno, sonno e ancora sonno. Buonanotte raffreddore.
Clara
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