
Come esprimere in corsa il 100%
di Santucci Running
All’apparenza è tutto piuttosto semplice: si dice 2+2 fa 4.Nella realtà, rapportato all’atletica, è un po’ diverso o meglio non è così semplice.Riuscire a raccogliere in gara l’intero valore che possediamo è ben difficile.
Possiamo considerare di arrivarci molto vicino se è stato fatto tutto con accortezza, ma fare risultato “pieno” è frutto di una concatenazione di fattori difficilmente riproducibili.
Prendiamo ad esempio uno specialista di salto in lungo.
Anche in una gara dove la sua forma è al top, quasi certamente otterrà nei suoi salti previsti misure simili, ma in ogni caso diverse. Ogni salto ha una sua storia.
D’accordo, la tecnica è influenzata da molti fattori, mentre in una corsa probabilmente abbiamo meno elementi tecnici che possono influenzarla, ma come poter pensare in una gara ad esempio di 1h di poter spendere in maniera piena e corretta le proprie energie?
È praticamente impossibile calcolare di arrivare al traguardo mantenendo il massimo ritmo possibile, senza avere più un briciolo di energie da spendere, ma senza esaurirle un minuto prima dell’arrivo.

Quindi la massima prestazione non è ottenibile? Oppure lo è una volta nella vita? La verità sta probabilmente nel mezzo.
Adottando i criteri giusti, sia sul campo di allenamento sia fuori, dovremmo poter arrivare nelle nostre gare a percentuali “di raccolta” molto vicino al 100%.
Vediamo come poter portare le nostre performance in gara ad un valore prossimo all’intero.
Perché è così difficile raccogliere?
Fare una digressione sulla relazione tra valore teorico di un atleta (sviluppato in allenamento) e valore pratico (gara) è materia che apre tante porte..partendo dalla combinazione dell’allenamento con la nostra vita quotidiana (lavorativa, sociale, famigliare..), quindi in concreto sull’effettivo frutto che può portare.
Innanzitutto è importante porsi correttamente la domanda, non nella formulazione, ma in relazione ai dati che abbiamo. Se mi alleno per correre una maratona in 3 ore e concludo in 3h15′ oppure mi fermo al 30° km, questi possono essere imprevisti del mestiere? Oppure la causa può essere la preparazione sbagliata o una gestione di gara non corretta? O sono partito con il serbatoio non pieno? E così via..
Stesso dicasi per prestazioni compromesse per cause di forza maggiore. A tutti è capitato di correre con un infortunio non ancora risolto, sindromi influenzali, condizioni meteorologiche pessime e chi più ne ha più ne metta.
La domanda e quindi l’indagine devono essere poste quando più volte manca un filo conduttore tra ciò che dicono gli allenamenti e la risultanza in gara.
L’importante in questo caso è integrare i numeri con il parere di una persona esterna (allenatore) e non affidarci completamente alle nostre impressioni.
Sottinteso che la fiducia in questi casi gioca un ruolo importantissimo: se non ci fidiamo di chi ci dà un consiglio, non ci metteremo mai in gioco per migliorare e probabilmente continueremo a sbagliare.
I numeri dei nostri allenamenti sono la parte pratica della discussione, sia in termini di qualità (tempi) che di quantità (chilometri).
A questa si aggiunge una parte sostanziale che può spaziare da problemi nell’alimentazione pregara, alla modalità di gestione della competizione, magari troppo coraggiosa nei primi km o ad un approccio mentale sbagliato, ma che può finire pure nell’aver sbagliato scarpa per correre!
Ogni persona è diversa e conseguentemente ogni atleta.
E’ impossibile creare una strategia comune per mettere tutti nella stessa condizione di rendere al meglio.
Tuttavia se la strategia standard non è praticabile, è possibile dettare delle linee guida generali per avere una buona resa in gara.
Con i numeri dei nostri allenamenti dobbiamo essere realisti.
La corsa di fondo ha una grossa percentuale di dipendenza dai numeri, quindi dall’allenamento.
Fare certi tempi sulle ripetute e valere certi quantitativi di km, significa collocarsi in un posto tutto nostro.
Da qui l’atleta deve partire e gestire il proprio corpo in concerto con le proprie reali possibilità, in accordo con le indicazioni del proprio tecnico.
Sentirsi in giornata non vuol dire che dobbiamo iniziare una 10 km con 10” al km sotto i nostri tempi: le mosse azzardate hanno sempre un ritorno negativo.
Anche l’alimentazione pregara deve rispettare certi dogmi e non essere mai improvvisata; per non parlare dell’abbigliamento o della gestione dei momenti della gara, capitoli a parte.
Quest’ultimo punto si collega all’approccio mentale alla competizione.
E’ sbagliato dire che alla gara si deve andare tranquilli minimizzandola, come è errato caricarsi di aspettative come fosse l’ultima gara cui fare appello.
L’atleta dovrebbe rimanere in una “finestra di attivazione ottimale”, dove l’ansia che di solito anticipa la prova, deve dare solo quel qualcosa in più, elevare a potenza quello che già valiamo, senza inventarsi nulla.
Avere troppa ansia da pregara è controproducente ai fini del risultato, così come non averne affatto.
La ricerca dovrebbe spostarsi solo sulla veicolazione per produrre energia da un elemento che invece potrebbe disturbare fino a distruggere.
Specialmente quest’ultimo punto risulta essere il fulcro di tanti problemi, oltre che il più ostico, in quanto le radici della questione albergano in profondità.
Tuttavia l’esperienza che si accumula gara dopo gara, allena la capacità di interpretare le difficoltà ed aiuta a migliorare la gestione di tante accortezze nel pre e durante la gara, e di conseguenza rende ogni vetta più raggiungibile.
La piramide prestativa
In estrema sintesi possiamo raccogliere nella piramide a seguire la strada per cercare l’eccellenza.
Nella base mettiamo:
a) allenamento ben strutturato
b) buona progressione nei carichi
c) valori organici in ordine
d) nutrizione in linea con la tipologia ed i carichi di allenamento
Sul secondo livello inseriamo:
a) capacità nel (e lavoro atto al) recepire gli stimoli applicati
b) efficacia nel recupero
c) accettazione mentale del processo di allenamento (salvaguardia delle energie nervose)
Al terzo grado della piramide abbiamo:
a) traduzione e sintesi di quanto applicato
b) elevazione dei livelli motivazionali in parallelo alla serenità applicativa
Nel vertice della piramide:
a) la capacità di generare prestazione, ovvero la virtù di unire per portare il potenziale alla sua massima espressione
Non rimane che cominciare a seguire i binari che creano garanzie.
Alla luce di questo è utile anche annotare le varie finalizzazioni alle gare programmate già eseguite, ciò per fissare uno storico e quindi arrivare a prevedere in futuro iter personali di grande affidabilità.
articolo pubblicato sulla rivista Runners & Benessere