L’interpretazione di una canzone è arte forse tanto quanto la canzone stessa

La Gazzetta di Clara, fare il tifo

La gazzetta di Clara ep. 24

“L’interpretazione di una canzone è arte forse tanto quanto la canzone stessa”

Oggi prendo in prestito questo pensiero ad un cantante. 

Questa frase è stata per me come una saetta a ciel sereno. Quel pensiero che finalmente esprime ciò che voglio dire in un testo in cui mi sono ingarbugliata e che non riesco a terminare. Provo a tradurre questo concetto applicandolo al contesto sportivo.

Quando osservo una manifestazione sportiva che mi appassiona particolarmente, mi sento coinvolta nell’ evento tanto quanto quando sono sulla linea di partenza. Vi partecipo in altro modo e lo sforzo muscolare non è paragonabile a quello dell’atleta, ma quello nervoso mi garantisce la sera un sonno immediato. Nel caso di una maratona studio il percorso in modo minuzioso, nel caso di una gara di salto in alto guardo le misure di tutti i partecipanti e per un’altra gara ancora preparo uno striscione. Anche il tifoso vive la competizione agonistica con ansie, paure, gioia e batticuore.

Gli occhi fissano rapiti la competizione, i bicipiti si contraggono, le mani diventano pugni e le gambe iniziano a saltare. Essere tifosi è bellissimo e pietrificante al tempo stesso: sei semplicemente impotente e totalmente coinvolto nell’azione al tempo stesso.

Ricordo mio padre quanto seguiva le mie gare di tennis tavolo quand’ero ragazzina: appena entravamo nella palestra in cui avrei gareggiato iniziava a studiarne i suoi angoli e le varie prospettive. Quando gareggiavo non lo vedevo e voci di corridoio mi dicevano che era aggrappato ad una ringhiera. Con la speranza di un profugo e la fede di un soldato alle crociate prendeva la sua postazione. Lì, avvinghiato, assisteva trepidando, gioendo e imprecando a ritmo della pallina da gioco. Al mio sguardo era lontano, al mio udito vicino. Alla fine della competizione lo raccoglievo generalmente esausto, dell’umore coincidente con il risultato finale. Il suo viso era bianco o rosso, la muscolatura contratta e il cuore sempre a 200. 

Quando tifiamo facciamo della gara un momento nostro di cui siamo partecipi. Scriviamo note su spartiti già pieni. Arricchiamo la melodia e ne creiamo una colonna sonora. Questo nostro modo di emozionarci e farci coinvolgere ci rende attivi e parte del fenomeno che stiamo osservando. A partecipare è prima di tutti il cuore che ci guida con trasporto ed entusiasmo. Sono le emozioni che dipingono un evento, lo fanno vivere e ci rendono protagonisti di momenti indelebili. Sono le emozioni che danno vita a nuove interpretazioni soggettive e dunque uniche. Nuove melodie tutte differenti fra di loro e tanto speciali quanto quelle scritte centimetro dopo centimetro da una persona sola.

Clara

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