Lo strappo muscolare: cos’è e come comportarsi

Lo strappo muscolare

Siamo arrivati all’ultimo appuntamento della rubrica riguardante le lesioni muscolari. Abbiamo dapprima visto una classificazione generale delle lesioni, secondo gravità, abbiamo quindi parlato di contratture, stiramenti e distrazioni, rispettivamente. E’ adesso giunto il momento di parlare dello strappo muscolare.

Lo strappo muscolare (in una scala da 0 a 4, occupa il livello di gravità 4) è dovuto alla rottura di alcune fibre che compongono il muscolo. E’ causato più frequentemente da sport con movimenti intensi e rapidi, e una sollecitazione di tipo esplosivo può causare, a livello muscolare, la rottura delle fibre muscolari, in particolar modo quando si compie un movimento a freddo (scarso riscaldamento) o quando si è poco allenati e si sottopone un muscolo ad uno sforzo eccessivo.

In base alla quantità di fibre coinvolte, possiamo distinguere lesioni di vario grado, in particolare si ha una lesione di primo grado quando sono danneggiate un numero esiguo di fibre muscolari (meno del 5%), si avverte un leggero fastidio nel compiere i movimenti, che comunque sono poco limitati con questo tipo di infortunio e anche la forza non subisce eccessive riduzioni. Quando viene coinvolto un maggior numero di fibre e quando si avverte un forte dolore dopo una brusca contrazione del muscolo interessato, siamo probabilmente davanti ad una lesione di secondo grado, più grave della precedente, si ha una maggiore perdita di forza e una maggiore limitazione nei movimenti. Questo tipo di lesione interferisce con il gesto atletico, ma l’atleta è comunque in grado di portare a termine la gara o l’allenamento. Può andare incontro a peggioramenti, se non la si cura adeguatamente o si continua a caricarci su, che aprirebbero il più grave quadro di lesione: la lesione muscolare di terzo grado. Questa, detta anche lesione gravissima, comporta una rottura di circa i 3/4 delle fibre componenti il muscolo, dolore lancinante, tanto che se coinvolge gli arti inferiori l’atleta si accascia immediatamente al suolo. Si avverte alla palpazione come un avvallamento, un vero e proprio scalino all’interno del muscolo.

In linea generale, lo strappo viene avvertito come un dolore acuto, abbastanza preciso (come una puntura) tanto più intenso quante più fibre muscolari sono coinvolte. Una lesione di secondo o terzo grado si accompagna spesso ad edema e gonfiore. Inoltre, dato che in un infortunio di una certa entità (come nella lesione di secondo o terzo grado), si ha anche la rottura dei capillari che irrorano il muscolo, si ha spesso la formazione di un ematoma. In una buona percentuale di casi può formarsi una contrattura ‘di difesa’, utile ad isolare la zona infortunata e facilitare all’organismo il recupero funzionale.

Che cosa fare se ci troviamo di fronte ad una situazione di questo genere? Nell’immediato è utile fare impacchi di ghiaccio per vasocostrizione della zona interessata. Da evitare impacchi caldi al momento o massaggi. E’ molto utile, valutare l’entità del danno per mezzo di un’ecografia, che ci dirà in quale direzione lavorare al fine di recuperare al meglio. Nei casi più lievi, evitare l’attività per 15-20-30 giorni, a seconda dei casi, e gradualmente rieducare con lo stretching la parte interessata. A seconda dei casi, è utile essere seguiti da un fisioterapista nella rieducazione funzionale o, se è il caso, accelerare i tempi di guarigione con trattamenti specifici. Nei casi più gravi (terzo grado di lesione), si ricorre all’intervento chirurgico e non si può riprendere l’attività sportiva prima dei 3-4 mesi.

Assicuriamoci, prima di tutto, al fine di evitare il più possibile tutto ciò, di eseguire un buon riscaldamento, utilizzare un abbigliamento adatto, porre attenzione soprattutto in allenamento all’elasticità e flessibilità dei muscoli, mediante esercizi specifici, e, soprattutto, dobbiamo essere in condizione di poter sostenere lo sforzo che ci accingiamo a compiere. Una buona prevenzione, infine, passa anche dal non sottovalutare alcun sintomo doloroso, anche se lieve. La prevenzione da forme di lesione più grave passa anche dalla corretta terapia delle forme più leggere.

 

 

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