Maratona di Roma 2015: racconto di emozioni

Maratona di roma 2015 racconto

Maratona di Roma 2015: le emozioni per me iniziano subito il sabato mattina al marathon village. Al primo stand per poco non compravo due paia di scarpe….pochi minuti dopo, l’iscrizione per la 100 km nel deserto era quasi fatta. Poi, fortunatamente…

Notte prima della tempesta (GARA):

Alle 03:30 ero già sveglio che immaginavo il percorso, possibili crisi con eroiche ripartenze. La mattina piovosa e ventosa mi ha riportato alla realtà.

Impressionante il numero dei TIR adibiti al servizio borse….ovviamente per uno sbarbatello come me!

La soddisfazione di andare in griglia davanti a migliaia di atleti e rendersi conto che nei mesi passati qualcosa di buono devo pur averlo fatto.

Poi la colonna sonora del Gladiatore….lo sparo e ad un tratto mi sono chiuso in una campana senza avvertire emozioni e concentrato a non cadere in mezzo a tanti atleti, ascoltando il ritmo del cuore calcolando, come un computer, se quella frequenza mi avrebbe portato in fondo a 42,195km.

Fino al 21 km tutto bene. Il passo di 4’30” lo tenevo agile.

Fino al 30 km QUASI tutto bene. Le gambe si facevano più pesanti ed il brutto tempo, che fino ad allora non avevo neanche sentito grazie all’adrenalina, incideva in maniera decisa sul mio corpo.

Stringere i denti e prendersi Roma

Dal 30 km in poi è stata dura… quelle maledette salite si facevano sentire, le gambe sempre più dure, l’illusione di alimentarmi con un paio di “ciuccini” me l’ero già giocata.

Ogni km l’orologio suonava il passo, ma io lo ingnoravo. Stringevo i denti km dopo km e anche se non fossi stato al passo, sarebbe stato per me difficilissimo aumentare la frequenza.

In questo frangente gli incitamenti dal pubblico (da brividi quando una signora spagnola si è fatta largo tra gli spettatori ed ha urlato “vamos vamos Luca”), hanno permesso che i mostri nelle mia testa non prendessero il sopravvento facendomi mollare.

Ed ecco gli ultimi 2 km. Una galleria in salita “spaccagambe” dove al buio sembravamo tanti zombi in cerca di chissà cosa. L’ultimo km in discesa prima dell’arrivo. Alcuni atleti sembravano rinati dal cambio di pendenza.

Io invece ho avvertito subito che quello sarebbe stato un brutto tratto per me…infatti inzio di contrattura al polpaccio durante la discesa, non riuscivo più a far ruotare bene il piede. TERRORE!!!

Sentivo bene il frastuono e la gioia degli atleti all’arrivo, ed io mi stavo per bloccare. Poi ad un tratto le grida “vai papààààà” e per magia tornano le forze e…. finalmente l’arrivo.

Stanco…confuso… non completamente lucido… ma contentissimo e ORGOGLIOSO di me stesso!

Luca

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