Nella corsa: atleta maschio e atleta femmina
Questo mese ci occupiamo con i nostri esperti delle differenze di genere, cioè quelle fra l’atleta maschio e l’atleta femmina. Storicamente la base praticanti di tanti sport, e fra questi la corsa, è stata a prevalenza maschile, tuttavia c’è sempre maggior consapevolezza del fatto che uomini e donne hanno alcune differenze fisiologiche che impattano in maniera sensibile anche sulle prestazioni atletiche.
Domanda
In particolare, ci domandiamo quali sono le differenze principali che vanno considerate a livello di preparazione atletica, nutrizione e cura del proprio sistema scheletrico-articolare-muscolare. Le tabelle di allenamento, l’approccio stesso alle sessioni, normalmente elaborati per gli uomini, sono validi anche per le donne? Nel caso, dove differiscono?
Risposta
L’approccio generale all’allenamento per il trail non deve avere, a mio parere, differenze sostanziali fra donne e uomini.
Nei principi base credo si debbano rispettare le stesse regole di pianificazione. Le cadenze stagionali devono seguire un iter classico senza prevedere differenze significative. Nella fase, però, della personalizzazione dei carichi bisogna tenere conto delle differenze genetiche. L’approccio femminile all’allenamento è diverso rispetto a quello maschile, sia sulla sfera emozionale, sia su quella prettamente fisica.
Le donne in genere subiscono un maggior impatto emotivo e quindi è più difficile far assimilare i concetti inerenti al piano di sviluppo. Fatto questo passaggio, la donna offre poi maggiore affidabilità e migliore capacità di espressione del compito. A livello prettamente fisico, vista la minor forza presente nel sesso femminile, bisogna tarare con attenzione le sessioni che la stimolano. Un errore credo sia quello di cercare di aggiungere capacità ove il corpo non abbia le attitudini ricettive. La modulazione dell’allenamento negli uomini riguarda principalmente la ricerca dell’equilibrio fra efficienza muscolare, potenza, qualità ritmica e resistenza. Nelle donne credo sia importante lavorare maggiormente sulla riduzione dei consumi, sul miglioramento della velocità di base (tuttavia con approccio da fondista) e sull’elasticità. Inoltre, ottimizzare i consumi ed i recuperi è un buon investimento poiché sono zone dove le donne hanno una grande predisposizione. Da un punto di vista nutrizionale le donne hanno una maggior sensibilità, che potrebbe trasformarsi in fragilità, se non ben condotte da un supporto, che sia l’allenatore o un nutrizionista. È fondamentale il reintegro delle giuste energie spese, ciò in riferimento alla specificità dei mezzi di allenamento eseguiti. Un bilancio in perdita andrebbe ad inibire la capacità di risposta fisica.
Per chiudere, ed in sintesi estrema, direi che l’uomo ha maggiore potenza e minori problemi di adattamento alla pianificazione; la donna ha grande economicità e richiede di una veicolazione delle sessioni tecniche fatta in maniera conforme alla sua capacità di acquisizione fisica. Quando ciò avviene ci sono altissime garanzie di una espressione del potenziale al limite della perfezione.
di Massimo Santucci
Pubblicato sulla rivista Spirito Trail.


