La gazzetta di Clara ep. 37
Due sport, due mondi: Caratteristiche, pensieri e reazioni.
Se hai già visto una partita di tennis tavolo allora conosci già questa immagine: persone scattanti, sudate e palpitanti intorno ad un tavolo che si esibiscono in soliloqui. Questi monologhi sono solitamente costituiti da imprecazioni e ordini diretti a se stessi. E così per gioco, 10 anni dopo aver abbandonato la mia racchetta e varie palestre mi sono trovata a partecipare ad un torneo. Questa volta il teatro che accoglieva l’evento era un negozio di scarpe e l’ambiente era amatoriale e frequentato da podisti.
Fino all’ultimo ho tentennato sul partecipare o no. Ero insicura e paurosa di non saper più giocare. Una volta al tavolo però ho ritrovato fiducia e consapevolezza. Solo tenendo una racchetta in mano e facendo due palleggi ho potuto riassaporare quella dimestichezza, trasmessami da un’infinità di ore passate intorno ad un tavolo da gioco.
Qualche giorno dopo il primo giro di eliminazioni chiamai mio papà. Le mie partite alle quali non ha assistito in diretta penso si contino sulle dita di due mani. Ridendo gli dissi: “Ho rischiato di essere eliminata al primo turno. Ho rischiato di perderle tutte. Sono state tutte partite tirate. Poi però arrivava il momento in cui sapevo che avrei vinto: sapevo come fare”:
Servizio laterale sul rovescio per far tornare indietro un palleggio un po’ alto e poter aprire di rovescio e poi girarmi per chiudere di diritto. Uno schema sicuro. In alternativa: il mitico “taglio e cucito”, fatto di palline corte e cariche di effetto, combinato a continui cambi di direzione per non dare punti di riferimento; poco spettacolare da vedersi ma efficace e redditizio in termini di punteggio.
Il tennis tavolo richiede atletismo ma anche capacità tattiche, e di adattamento alle situazioni e agli avversari. Le partite sono spesso soggette a cambiamenti repentini, e bisogna essere imprevedibili, perennemente concentrati e sicuri di sé. Quando mi trovo in una partita mi sembra di essere sulle montagne russe. I momenti di riposo sono pochi come quelli tra una salita e una discesa che precedono il giro della morte. Pensi di essere arrivato, di avere quattro punti di vantaggio e poter respirare e invece no: spigolo, retina, due errori e ti trovi nuovamente con il cuore in gola e la faccia paonazza. Così torni a urlarti internamente un “!!Calmatiiiii!!!!!” molto contradditorio.
Quando corro, anche se sono in difficoltà, riesco ad ordinare i miei pensieri, decidere in che lingua voglio parlare. Quando gioco a tennis tavolo parlare in tedesco mi riesce impossibile. “Clara di qua, Clara di la” e calmarmi è un’illusione.
In uno dei rari barlumi di lucidità durante il torneo nel “Laufshop di Francoforte” ho iniziato a chiedermi cosa si racchiudesse dentro questo urlo “!!Calmatiiiii!!!!!”. Cosa voleva dire? Cosa mi faceva agitare? La paura di perdere? Qual era in quel momento, il mio obiettivo? La voglia di fare dei bei punti? Così ho cominciato a ripetermi una parola che fino ad ora giocando a tennis tavolo non avevo mai pensato: “Sorridi”. I miei muscoli si sono decontratti all’istante e il gioco ha cominciato a diventare più fluido e preciso. Improvvisamente arrivavano alcune frasi in tedesco: “hab einfach Spaß (Divertiti)”. Guardavo il mio avversario dallo sguardo simpatico e allegro. Tornavo sul pezzo e non volevo più strafare. Tornavo a giocare ordinata, prudente e allo stesso tempo decisa e consapevole. D’un tratto vedevo la Clara podista che cercava di calmare la bambina pongista, impaziente e frenetica.
Ringrazio di cuore gli organizzatori del torneo per questa opportunità che dopo tanti anni mi ha fatto divertire e ridere con spensieratezza intorno ad un tavolo da tennis tavolo, impugnando delle racchette che anni fa mi sarei rifiutata di riprendere in mano. Ringrazio ancora una volta Clara bambina e ragazzina che ha dato il cuore per questo sport e se lo porterà sempre con se.
Clara
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