La gazzetta di Clara ep. 35
Erano le 11:55 ed ero arrivata al campo. Lì mi ero data appuntamento con Lukas che mi avrebbe poi portata alla gara. Una 10 km raggiungibile solo con la macchina e che senza accompagnatore non mi avrebbe vista alla partenza. Aspettandolo, iniziai ad osservare i podisti intorno a me. Alcuni avevano appena finito e altri stavano per iniziare il loro allenamento del sabato. D’un tratto ho riconosciuto due visi familiari: erano Thomas e Jens. “Ciao Clara, ti abbiamo vista mercoledì che correvi in riva al Meno”. I miei pensieri iniziarono a correre su due strade parallele: dialogavo con i miei interlocutori descrivendo la corsa e le condizioni atmosferiche del mercoledì e, contemporaneamente, cercavo con curiosità i loro volti nella mia memoria. Poco dopo li ritrovai nella palestra di una scuola comunale dove mercoledì sera si tiene il corso di coordinazione, potenziamento muscolare e allungamento organizzato dalla nostra società (Spiridon). Doveva essere Ottobre quando li ho incontrati lì per la prima e ultima volta. Quella sera sostituivo l’allenatore e fui io a creare dalle 19 alle 20:15 di sera un allenamento pieno di esercizi di coordinazione e di tipo cognitivo. Guardando i miei interlocutori e ascoltando i loro racconti sui loro obiettivi podistici mi chiedevo come mai mi sorridessero in modo così genuino e sincero dopo l’allenamento che gli avevo proposto.
Dopo qualche minuto in cui ero riuscita a chiarire le mie domande riuscii finalmente a dedicarmi esclusivamente al loro racconto. Erano semplicemente fantastici: un duo perfettamente sincrono. Uno iniziava una frase e l’altro la terminava. Si guardavano, annuivano e si motivavano a vicenda: fieri e convinti del loro obiettivo. “Clara, disse Thomas: Ci stiamo preparando per la maratona di Berlino”. Thomas aveva appena finito la frase che Jens la completò dicendo “questa volta vogliamo siamo belli decisi. Vogliamo fare il botto“. Io li guardavo affascinata e pensavo “Ecco, davanti a me, solo grinta e gioia”. Dopo poco il nostro dialogo fu interrotto dall’arrivo di Lukas con il quale mi diressi verso il campo gara. Una volta in macchina la mia concentrazione si focalizzò sulla nuova situazione e poi su quella dopo ancora. Thomas e Jens tornarono così a riposare in una parte silenziosa della mia memoria.
Poi all’improvviso, il martedì successivo, terminata una giornata di lavoro stavo tornando a casa. Ero in bici e avevo appena raggiunto le vicinanze delle sponde del fiume Meno. Feci la curva a destra pronta per prendere la rampa alla mia sinistra e attraversare il fiume passando sul ponte ferroviario quando intravidi una giacca blu dello Spiridon. Questa era affiancata da una tuta grigio e rossa. Vidi una testa bruna e una con un colore più sbiadito con qualche anno in più. Il mio sguardo scorse un corpo eretto e uno leggermente più ricurvo che si muovevano allo stesso ritmo, in modo armonico, con grinta e gioia. Questa volta i miei pensieri furono veloci come un lampo. Per un attivo volevo urlare i loro nomi. Subito dopo, abbagliata dalla loro energia, iniziai semplicemente a sorridere. Interruppi la scalata della rampa e rimasi incantata a guardare i due corpi, vivendo con felicità quel momento: erano troppo belli, per poter interrompere quel fluido movimento sincrono. Era l’immagine di una passione infinita, una compagnia fedele e un obiettivo a loro caro.
Clara
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