La Maratona, cosa è cambiato

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Maratona, cosa è cambiato

di  Massimo  Santucci 

Correre la Maratona da Atene ad…Atene

La Maratona nasce come una commemorazione di un evento storico dell’antica Grecia: il tragitto compiuto da Filippide dalla città di Maratona ad Atene, per annunciare la vittoria della guerra nel 500 a.C. circa, equivalente circa a 40 km.

In queste righe vogliamo correre una maratona da Atene ad… Atene, parlando di come si è evoluta la preparazione di questa distanza prendendo come punti di riferimento la prima Maratona ad Atene nel 1896 e quella dei Giochi Olimpici nel 2004, non dimenticandoci di volgere uno sguardo anche più avanti.

L’inizio, subito sotto le 3 ore

Spyros (Spyridon) Louis fu il primo a tagliare il traguardo della maratona del 1896.

Alla fine, che si parli di una maratona di fine 1800 o del 2018, la parola chiave è sempre la stessa: resistenza.

Spyros Louis possedeva indubbiamente questa capacità, resistere nel tempo.

Il giovane pastore ogni giorno trasportava l’acqua per più di 11 km e venne iscritto alle qualificazioni da un ex colonnello del servizio militare: questi avendo dimenticato gli occhiali a casa, aveva incaricato il giovane Spyros di andarli a prendere e rimase stupito dalla velocità con cui il ragazzo percorse più di 20 km!

Il greco Spyros Louis arrivò primo nella Maratona di Atene nel 1896 con il tempo di 2h58’50”, vincendo così i primi Giochi Olimpici dell’era moderna come riportato da Mathieu Le Maux in Running dalla A alla Z, 2014, Corbaccio.

L’arrivo del marathon training

Facciamo tappa agli anni ’60, la parola chiave è sempre resistenza, ma le metodiche di allenamento iniziano ad affinarsi.

La metodologia più affermata è quella del “marathon training” che consiste nel correre un elevato numero di chilometri modificando passo passo le finalità dei macrocicli, intuizioni ad opera di Arthur Lydiard, allenatore neozelandese.

Questa metodica di allenamento consisteva in un periodo iniziale che rivolgeva grande attenzione allo sviluppo dell’aerobico (fino ai 4 mesi), solo successivamente ci si dedicava allo sviluppo della forza (prevalentemente con salite).

Ci sono scritti che testimoniano che Abebe Bikila, famoso per aver vinto la Maratona di Roma nel 1960 senza scarpe, si sottoponesse a questo metodo di allenamento.

Un po’ di Italia: Gelindo Bordin

Un grande atleta della storia della maratona è senza dubbio Gelindo Bordin, interprete sopraffino (ma non da subito), Campione Olimpico, pluricampione Europeo, con un personale monstre di 2h08’19”.

Allenato da Luciano Gigliotti, si è costruito una resistenza organica fuori dal comune con allenamenti fiume.

Nell’anno 1988, in cui si consacrò Campione Olimpico di Maratona a Seul, notiamo settimane di preparazione con un costante carico giornaliero intorno ai 40 km.

Esempi di allenamento?

Corse lunghe con porzioni finali vicino ai 3′ al km oppure fartlek dove la media si attesta sempre sui 3′ al km. Mai lavori che invadono l’anaerobico, ma tanta tanta sostanza su soglia anaerobica fino alla seduta di cui si parla ancora oggi con i celebri 3×7000 metri con recupero di un km sveglio.

Ancora Italia: Stefano Baldini e il ritorno ad Atene

Ad Atene Baldini compie il suo capolavoro, il coronamento di una carriera ad altissimi livelli, un indimenticabile titolo olimpico in Maratona, tutt’altro che casuale.

Alla base una solida ed intelligente preparazione con Luciano Gigliotti, dove si concentrarono sull’adattamento del fisico per riuscire a rispondere ai devastanti cambi di ritmo degli africani, pur venendo da un ottimo 2h08’37” stagionale.

Ma il segreto del successo fu soprattutto la capacità di consumare pochissimo ad andature “lente”, 3’15/16” al km, per arrivare a metà gara, nel tratto altimetricamente più impegnativo della competizione, con grandi riserve energetiche.

Questa fu la chiave del successo che gli permise di divorare i km finali in un modo che fa stropicciare ancora gli occhi adesso a rivedere i filmati dell’impresa.

Questa fu la dimostrazione che nel corso degli anni la maratona non rimase solo concentrata sulla resistenza, ma territorio di una pianificazione concettualmente più ampia.

Da segnalare, rimanendo a Baldini, sedute lunghe alternando 2000/1000 giocando su andature sul filo di soglia anaerobica ad altre sedute che sposano la qualità con la resistenza per far della maratona una gara di “velocità resistente”. L’approccio non è più solamente quello di costruire un diesel, ma di esprimere “resistenza alla potenza”. Tutto ciò ha trovato in Baldini un interprete perfetto in contrapposizione del “ritmo ed ancora ritmo” di Bordin.

La Maratona oggi

In oltre un secolo di storia di maratona, si è passati dalle 2h58’50” di Spyros Louis al record del mondo attuale di 2h02’57” di Kimetto.

Se il massimo consumo di ossigeno e la soglia del lattato sono sempre stati valori su cui porre attenzione per migliorare le proprie prestazioni in maratona, possiamo affermare che oggi si affiancano a questi requisiti, in modo professionale, quello dell’abbigliamento sportivo, delle scarpe, dei prodotti inerenti la corsa che rispecchiano anni di notevole sviluppo e conoscenza. Il tutto arricchito da un sapere che progredisce dal punto di vista dell’alimentazione e dei processi fisiologici.

Lo scopo è quello di perfezionare l’utilizzo delle energie nella corsa, aumentandone l’efficienza del gesto.

Chissà che a breve non si riesca a polverizzare anche il muro delle 2 ore.

Il riassunto

La distanza maratona implica attenzioni particolari su due versanti: capacità del serbatoio ed economia sul ritmo. Questo riguarda l’approccio metodologico, ma sono un’infinità le varianti da tenere in considerazione nello sviluppo della preparazione ai 42 km.

Analizzare le radici della distanza è importante poiché l’esperienza portata avanti dalle varie scuole mondiali di maratona regalano spunti ed intuizioni determinanti alla stesura di un ottimo programma di allenamento.

Un buon approccio metodologico incide fortemente sulla bontà della prestazione che avverrà in gara.

La preparazione ai 42 km è piuttosto semplice se l’atleta possiede facilità di corsa e predisposizione ai lavori resistenti.

Quando i consumi sono bassi è relativamente semplice sviluppare la qualificazione del passo gara.

Conoscere l’effettiva composizione muscolare rappresenta un passo in avanti sulla decifrazione dei lavori da applicare nella programmazione.

Potenza, efficienza, affidabilità, bontà ritmica, consumi… sono tutti termini che devono entrare in gioco in preparazione e devono essere sapientemente bilanciati per essere in grado di presentarsi al via della maratona con un organismo tirato a lucido per l’evento.

La potenza deve avere una veste diversa rispetto alle preparazioni sui 10000 metri e mezza maratona e così vale anche per gli altri termini sopra riportati.

Il vento maratona soffia sempre morbido, mai impetuoso.. ciò per fornire al maratoneta un acceleratore che non apre mai a pieno gas, ma con spese minime anche quando i ritmi vanno a crescere.

Le preparazioni si modificano e si modellano sugli atleti moderni, le governance fisiologiche però, se andiamo a scavare, rimangono molto simili al passato.

Articolo pubblicato sulla rivista Runners & Benessere

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