Via del Balipedio ovvero la mia strada del “medio”, mezzo di allenamento favoloso quando si sta bene, terribile quando la gamba non è libera. Il ritmo medio si colloca idealmente 15/20 secondi sopra il ritmo 10000 metri, ma non è tema di questo articolo..
Sono a parlare di esperienze ed emozioni che sono proprie di ogni podista. Ogni atleta ha i suoi luoghi di allenamento ove costruisce prestazioni, ma in quei posti colloca anche pezzi di sé che tornano indietro in piacevoli ricordi al ritiro dall’agonismo senza mai perdersi.
I miei “medi” erano programmati ad inizio autunno per concludersi circa due mesi più tardi. Il mio allenatore era solito partire dai 10 km di proposizione per aumentare un km ogni settimana fino a toccarne 18 di km. Il ritmo era fissato a 3’30” al km. In genere poi in inverno si passava a corto veloci di 6/8 km a 3’15” e, come lo chiamava lui, al medio veloce di 10 km a 3’20” (una tortura).
Quando svolgevo il ritmo medio i primi 6 km li correvo sul Viale dei Tigli (Viareggio) per avere un tracciato facile e rettilineo e addirittura avere rilevamenti ogni 100 metri. A quel tempo sul crono non c’erano distanza e ritmo di percorrenza in tempo reale… tuttavia verificavo il ritmo dai segni per terra solo di tanto in tanto. Seguivo le sensazioni e controllavo il ritmo ogni 500/1000 metri.
I primi km erano leggermente più rapidi. Ero portato ad accumulare una manciata di secondi di vantaggio per poi gestirli durante lo svolgere della seduta. Mi faceva stare più tranquillo avere in dote un piccolo bonus. Il passaggio ai 5 km era solitamente sul passo dei 3’25/27” per poi aggiustarsi a 3’30”.
Al sesto km l’ingresso nella via del Balipedio (interno pineta) e per me, in quel momento, è come se la fatica dell’allenamento finisse. Su quel terreno quando compatto, quando meno, trovavo appoggi sempre diversi rispetto all’asfalto e la muscolatura anziché affaticarsi andava a distendersi. Mi veniva voglia di spingere oltre, ma frenavo. Quella strada lunga quasi 5 km che taglia la pineta ed è la più vicina al mare, è davvero caratteristica. Un po’ di sabbia che si deposita perché portata dal libeccio e sopra gli aghi di pino..bella!
Passavo facile a terra in quella strada. I pini scorrevano veloci ai lati. Era divertente. Mi riaffacciavo poi puntualmente sul Viale di Tigli per chiudere gli ultimi due km su asfalto. Volevo ritrovare confidenza a quel ritmo su superficie veloce. Mi dava un’idea di terminare la seduta pulendo la muscolatura. Qui la tentazione era di incrementare la velocità, ma non lo facevo quasi mai. Mi ero permesso già in avvio di accumulare un po’ di vantaggio, adesso non c’era una reale motivazione. L’impegno era di eseguire il compito senza modifiche, ma anche di centellinare le energie. Il giorno dopo mi attendeva una nuova seduta da affrontare e quindi per il corridore bene, quando occorre, mettere il “pilota economico”.
Tante ore del nostro tempo sono assorbite da strade. Quando tangenziali affollate per andare al lavoro o tragitti desiderati per tornare la sera a casa. Ma le strade più appetibili per un corridore sono sicuramente quelle di allenamento. In quei frangenti la fatica apre a “pensieri ossigenati” che sono sempre, possiamo dircelo fra noi podisti, di grande qualità.
Km e km per poi andare dove? Ma questa è davvero un’altra storia, non sempre bisogna meditare, basta solo correre..
Massimo
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