20×200 metri: imparare dalla fatica

200 metri

Erano allenamenti che ti mettevano gioia ed apprensione. Una serie infinita di 200 metri. Di solito erano 20. Partenza dallo Stadio dei Pini di Viareggio e facendo un bel percorso di 7 km arrivavamo sul viale a mare di Torre del Lago. Non mi ricordo perché andavamo a farli sulla marina di Torre del Lago anziché sull’amato Viale dei Tigli.
Un riscaldamento bello vivo. Non per colpa mia. C’erano atleti che non sapevano o volevano correre piano. Per coprire i 7 km andavamo ampiamente sotto la mezz’ora. Se il problema era tirare su il cuore l’obiettivo veniva senz’altro centrato.

Era il periodo iniziale in cui andavo allo stadio. Avevo 17/18 anni con già qualche anno all’attivo di corsa, comprese un paio di maratone fatte per divertimento.
Tanta resistenza, poca velocità. Il mio allenatore diceva che i 200 andavano corsi in 30”, ma non era così semplice…mi capitava di toccare i 31” ed i 32” e non gli piaceva. Si andò la 4 o 5 volte e ricordo che riuscii a fare l’ultima volta una media di 30” e qualche centesimo. Ero contento e distrutto. Molto meglio una bella serie di ripetute sui 1000 e sui 2000 che esprimere quella alta velocità che non gradivo. Il breve ed intenso non era in cima ai miei desideri.

Ma il bello doveva arrivare. Dal mare tornavamo verso lo Stadio con un tragitto ridotto a circa 5 km. Una stradina stretta stretta, proprio fra il mare e la pineta, piena di piccole curve e sabbia. Quella strada adesso non c’è più, se l’è presa la vegetazione.
Quel defaticamento non aveva niente a che fare con una fase di rimozione della fatica. Dopo i 200 le gambe erano brillanti, scappavano via. Il primo km e mezzo si faceva fatica a tenerle a freno poi..il buio. I corridori più grandi e forti ci lasciavano sfogare (me ed un altro paio di ragazzetti) per poi mettere in campo del “sano nonnismo”. Una volta esaurita la nostra sfuriata iniziale alzavano decisamente il ritmo fino a perderci. Quando rientravamo allo stadio erano già sereni a sedere sul prato a fare stretching.
Le lezioni che ti fanno bene. Non osavamo più. Centellinavamo per non essere staccati. Poi crescendo e fortificandoci erano loro a dire: “Piano ragazzi, non “tirate”, questo è defaticamento..”. Noi obbedienti a smorzare il ritmo per rispetto, ma felici di capire che i rapporti di valore stavano cambiando.

La vita è davvero un ciclo. I giovani avanzano…il loro impeto è vincente. L’età aggiunge esperienza ed attenua le energie. Regala disciplina, richiede strategia. Dosare per spendere in modo appropriato. La corsa come scuola di vita. Basta leggere oltre il semplice gesto. Le persone sagge sanno sempre scorgere oltre l’apparenza. Ci si arricchisce con poco, basta rimanere aperti al fluire del tempo. Fidandoci.

Massimo

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