Alla base della prestazione
di Santucci Running
Protagonista la periferia
Logico pensare ai “poteri forti” come fonti delle nostre prestazioni. Il cuore pompa sangue, ossigeno, energia..
I muscoli sprigionano lavoro e velocità..
Il nostro corpo si muove, più o meno armonico, verso la costruzione di un progetto da completare.
Quelle che sono le attività del corpo, sono tuttavia regolamentate da una serie di processi che nascono in angoli quasi dimenticati della nostra meravigliosa macchina umana.
Ci sono allenamenti apparentemente inutili perché non vanno a toccare un impegno sufficiente per essere giudicati allenanti.
Eppure le sedute considerate invisibili sono fondamentali per il raggiungimento delle evoluzioni dei nostri standard.
Come dire che mettendo semi (sedute di qualità) in un campo arido (determinato dalla scarsa attenzione alle attitudini di base) difficilmente potremo ottenere un raccolto abbondante e di pregio.
Preparare il corpo a rispondere significa attivarlo a recepire al meglio gli stimoli impartiti.
Da qui l’infinita importanza di allenamenti quali la corsa in ambito puramente aerobico, le sessioni di tecnica che possano svegliare tutti i meccanismi di veicolazione della spinta, la capacita di essere economici in ogni velocità della corsa e così via.
La resistenza (parola che merita sempre approfondimento) in questo caso intesa ovviamente come espressione di natura estensiva, chiama costi bassi, soprattutto a ritmo gara, ma anche nelle altre andature richieste in allenamento.
Per sviluppare carichi importanti il corpo necessita di spese minime e per ottenere ciò la strada e’ quella di progettare pianificazioni atte a cogliere qualità senza sprechi.
Quindi la sostanza è sempre la stessa: alla base sta il lavoro e come sempre accade, quello non molto percettibile rappresenta in realtà la scintilla che fa ardere il fuoco dell’eccellenza.
Dietro le quinte della prestazione sportiva
E’ capitato a tutti di assistere ad una grande prestazione e chiedersi come è riuscito quell’atleta a raggiungerla: quale preparazione, quali sacrifici, quale talento naturale dietro ad un grande tempo o un grande titolo?
Spesso a questa domanda si finisce per rispondere sommariamente citando tecnicamente 2 o 3 ‘allenamenti-simbolo’ che giustificano quel risultato. Si finisce per citare quella prova sui 10 km, quelle ripetute, quel lunghissimo con innesti veloci, allenamenti che certamente giustificano una prestazione e la rendono possibile, identificabile.
Ma quando si parla di un bellissimo spettacolo teatrale, le quote vanno sì ripartite tra tutti gli attori della rappresentazione, ma grande rilevanza va anche al lavoro dietro le quinte, agli autori e così via.
Oggi daremo quindi un’occhiata a tutti quegli allenamenti, quegli accorgimenti, dai più semplici ai più complessi, che sono essenziali nella costruzione di una bella prestazione, ma che finiscono puntualmente snobbati, spesso dagli stessi atleti.
Riscaldamento
Il riscaldamento è una pratica essenziale con cui iniziare la propria seduta di allenamento o la preparazione alla gara. Esso provoca un aumento di temperatura corporea importantissimo per la vasodilatazione dei tessuti, per il raggiungimento di un’economia del gesto che prepara ad uno sforzo massimale successivo, ma soprattutto l’accensione del metabolismo aerobico che specialmente nelle corse di resistenza può fare la differenza in termini di gestione energetica dello sforzo.
A pari merito ci sono tutti i benefits inerenti la preparazione allo sforzo dal punto di vista muscolo-scheletrico: il corpo viene attivato gradualmente e posto in condizione di rendere al massimo nel rispetto delle strutture.
Questa è una pratica che sta certamente alla base della prestazione, ma anche un tassello fondamentale nel capitolo prevenzione.
Un allenamento chiave in questa logica di pensiero è rappresentato dalla corsa di fondo.
Il fondo è il principale responsabile della capienza del nostro serbatoio e, tranne specifiche indicazioni (es. aerobico di recupero), deve essere corso seriamente e con criterio, cronometro e sensazioni alla mano.
Non è infrequente che sedute di fondo diventino dei medi, o dei progressivi, o a frequenza alternata per mancata continuità nell’erogazione dello sforzo: tutti allenamenti utili alla costruzione del mezzofondista e del fondista, ma che non sostituiscono il fondo e i suoi benefici.
La reiterazione di sedute prolungate causa adattamenti fisiologici nell’organismo che andremo a descrivere a breve e che sono centrali nella grande prestazione, ma spesso questo tipo di seduta non viene ricordata negli ‘allenamenti-simbolo’ di cui parlavamo prima.
In uno studio già citato di John O. Holloszy (Biochemical Adaptations in Muscle – effects of exercise on mitochondrial oxygen uptake and respiratory enzyme activity in skeletal muscle. The Journal of Biological Chemistry – 242, 2278-2282 – 10 maggio 1967), si analizza approfonditamente come il lavoro aerobico sia di fondamentale importanza per lo sviluppo e aumento nella densità capillare (e quindi conseguentemente arriva meglio l’ossigeno ai muscoli) e lo sviluppo dei mitocondri in quantità e qualità, vere e proprie centrali energetiche delle nostre cellule.
Un altro aspetto importante da annoverare è quello del rinforzo muscolare e della tecnica.
La corsa di resistenza è perlopiù priva di riferimenti tecnici evidenti, che sembrano essere riservati esclusivamente a discipline come il salto in lungo, in alto, ostacoli ecc. nelle quali senza un costante allenamento sulla tecnica è impossibile migliorare.
Nel fondo e mezzofondo, escludendo gare come i 3000 siepi, sembra che per essere un buon runner di resistenza basti correre.
In realtà una quota tecnica riservata a stretching, andature, rinforzo specifico dei piedi ecc. assume anche in questa branca dell’atletica un aspetto vitale.
Lo stretching fornisce grande bagaglio di elasticità, coordinazione, escursione articolare, le andature sono utili per imprimere aspetti tecnici che verranno immagazzinati e riproposti nella corsa in maniera automatica, per non parlare dell’allenamento specifico del piede per darci elasticità nella nostra corsa.
In più queste tre pratiche consolidano la struttura del runner diminuendo la percentuale di infortuni.
Ed allora apriamo le porte ai nostri confini per godere dell’infinito apporto di ogni elemento, anche i più reconditi ci possono portare al nostro personale successo.
articolo pubblicato sulla rivista Runners & Benessere