Comunicare con l’allenatore

Comunicare con l’allenatore  per migliorare

di Luca Borelli

Ciao oggi volevo parlare di un argomento un po’ delicato: il rapporto con l’allenatore.

Ecco qui si apre un mondo, intanto quando ci affidiamo a un tecnico, lo facciamo perché la nostra passione per la corsa si è spostata dal solo correre come passatempo, al corro per un obbiettivo e penso che la guida esperta di un addetto ai lavori possa fare la differenza.

Gli obbiettivi possono essere molteplici, dal dimagrire, al migliorare una prestazione su una distanza specifica, al preparare una nuova distanza, ecc. Il fatto di affidarsi ad un allenatore è già segno di consapevolezza e degno di nota, infatti senza una guida ben preparata probabilmente non riusciremo mai ad esprimere il nostro 100%.

Anche se siamo tecnici non è facile fare gli allenatori di se stesso. Una cosa da prendere in considerazione è il fatto che avere il solito allenatore di Meucci, faccio il suo nome solo perché abbastanza conosciuto, ma potrei farne molti altri, non vuol dire avere le solite prestazioni di lui. I nostri massimi valori sono già scritti nel DNA e non esiste nessuno che possa farvi rendere più del vostro massimo, l’allenatore può solamente cercare di sbagliare il meno possibile.

Un altro punto fondamentale è la fiducia nel tecnico, e questo non vuol dire prendere tutto per oro colato, ma sta a significare che dobbiamo interagire comunicando le varie sensazioni, discutere gli obbiettivi e capire il senso degli allenamenti per poter fare squadra e unire gli intenti nella solita direzione. Per capire gli allenamenti intendo sapere dove va posto l’accento in un determinato allenamento, se è più importante non calare nella ripetuta o se invece va portata più attenzione sulla velocità a cui facciamo il recupero. Quando questi punti sono ben chiari a entrambi dobbiamo lasciarci trasportare nel percorso che il tecnico ha previsto per noi, pronti a ridiscutere nuovamente allenamenti o gare non soddisfacenti, ma anche buone prestazioni.

Mi sento di dire che giudicare un allenatore dopo una prova di poche settimane è limitativo bisogna dare il tempo di costruire qualcosa per vedere se realmente ci saranno frutti da raccogliere.

Il metodo più giusto sarebbe incontrarsi in ogni allenamento in modo da calibrare bene giorno per giorno, se non è possibile una cosa del genere provare a incontrarsi almeno nell’allenamento più significativo della settimana. Se non fosse possibile neanche questa opzione io consiglio sempre di sentirsi almeno per telefono, raccontarsi gli allenamenti e valutare i vari progressi.

Anche per l’allenatore non è una passeggiata, non basta tirare giù una tabella e considerarsi in pace con se stessi. Soprattutto fornire programmi pre-confezionati solo perché hanno funzionato con alcuni atleti è sbagliato, siamo tutti diversi e ognuno ha le sue caratteristiche che andranno di volta in volta esaltate. Un esempio che dovrebbe far riflettere è la preparazione fatta fare a Baldini e Bordin prima delle loro medaglie d’oro alle Olimpiadi. L’allenatore è il solito (Gigliotti), ma l’avvicinamento al grande evento è diverso, eppure Gigliotti aveva già vinto una medaglia d’oro con Gelindo, perché cambiare qualcosa che aveva funzionato così bene?

Il motivo è semplice, i due atleti hanno caratteristiche diverse e per farli rendere al meglio andavano intraprese strade diverse e poi era passato anche qualche anno e gli studi sulla fisiologia dell’uomo vanno sempre avanti portando nuove conoscenze e consapevolezze.

Comunicare con l'allenatore
Comunicare con l’allenatore

Obbettivo dell’allenatore 

Il primo obbiettivo che un tecnico si deve porre è il non far incorrere in infortuni il proprio atleta, perché si potrebbe anche essere tecnici di altissimo livello con metodi rivoluzionari, ma se i nostri atleti ogni due mesi sono fermi ai box costruire qualcosa diventa impossibile.

Quindi bisogna conoscere poco a poco il proprio atleta, capire se la direzione presa è quella giusta e questo può avvenire solo se abbiamo feedback dall’atleta. Dopo di che possiamo portare avanti il macro-progetto che insieme abbiamo deciso.

Obbiettivo dell’atleta 

Al contempo il primo obbiettivo dell’atleta invece è quello di riportare le sensazioni, i vari dolori, le gambe pesanti o il vero sforzo percepito durante un allenamento. Certe volte, dopo essersi sentiti anche con un messaggio, basta inserire una piccola corsa di scarico extra o alcuni allunghi per riappropriarsi di sensazioni positive.

Ah quasi dimenticavo, un altro compito che spetta all’atleta è anche quello di allenarsi!!!

L’atleta che è già stato allenato da altri tecnici o che comunque avrà provato ad allenarsi da solo ha un’arma di valutazione molto importante. Il programma che a parità di risultati vi farà percorrere meno km sarà sicuramente quello più indicato per il semplice motivo che è quello più efficiente e che con molta probabilità vi terra lontano da eventuali stop.

Conclusioni:

Affidarsi a un tecnico è sempre una buona scelta, ma va creato un rapporto di fiducia.

Condividere allenamenti con il proprio tecnico è preferibile, ma se distanze e tempo non lo permettono è sufficiente tenersi in contatto anche telefonicamente.

Avere il miglior tecnico sulla piazza non vuol dire avere i migliori risultati, paradossalmente potrebbe andare meglio un tecnico “di serie B” che però è riuscito a capire meglio cosa serve per voi.

Fare l’allenatore è un po’ come scrivere musica, le note (i mezzi di allenamento) sono sempre le solite, ma vanno orchestrate al meglio per far si che la sinfonia che ne uscirà (programma di allenamento) sarà di gradimento di chi ascolta (atleta) e non solo di noi allenatori, solo così possiamo raggiungere gli obbiettivi prefissati.

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