
L’atleta lo riconosci subito: gambe forti e muscolose, addominali scolpiti, postura fiera ed eretta, braccia toniche e glutei alti!
“Eh già” starai pensando “un paio di kg in meno e qualche muscoletto in più e finalmente sarò anche io un atleta”.
– “Quindi, caro amico runner, allenarti quasi tutti i giorni incastrando le tue corse tra impegni lavorativi e vita familiare, dedicare tempo al riposo e rinunciare a qualche occasione sociale non ti rende un atleta?”
– “Ma ho la pancetta, poi vedi come sono curvo con la schiena?”
– “E allora che ne pensi di lei? Quando corre ha il fuoco negli occhi, è più disciplinata di un campione
olimpionico e cura l’allenamento con rigore e precisione”.
– “Ah ah ah! Ma chi? Quella? Finché non perderà i chili di troppo non sarà mai una vera sportiva. Ci vuole una dieta ferrea, altroché!”
– “Ma allora l’altra? Quella tua compagna di squadra che non salta mai un allenamento, fa tutto ciò che le dice il coach come un soldatino e quando corre ha una passione immensa?”
– “Passione immensa? Macché, quella è solo una fissata. Lo vedi come è magra? Non andrà da nessuna parte se continua così”.
– “Lui però è un bravo corridore, si allena con costanza e riesce sempre a ottenere buoni risultati in competizione. Ha la scintilla dell’agonista!”
– “Ma quale agonista?! Non ha un muscolo, è flaccido e dinoccolato!”.
Pensieri comuni, discorsi quotidiani presenti in molte conversazioni attuali specialmente in quelle tra sportivi. Il corpo è il nostro biglietto da visita, ciò che per primo mostriamo di noi e questo è inevitabile perché la presenza anticipa necessariamente la parola, il mezzo con cui esterniamo il nostro io. Il corpo è ancora più presente nello sport non solo perché è lui il protagonista del gesto atletico, ma anche perché molte tenute sportive, per praticità e per agevolare la performance, lasciano poco all’immaginazione. Ed ecco che ogni domenica mattina il podista si ritrova con i suoi pantaloncini striminziti in un mare di altre persone mosse sì dalla sua stessa passione, ma anche rincitrullite da immagini mediatiche di sportivi belli e muscolosi a tal punto che il vero motivo per cui è lì non conta più e il tutto si risolve in pettegolezzi superficiali, chiacchiere da comare: “Guarda com’è ingrassata!”, “Lui ha un fisico pazzesco, arriverà sicuramente tra i primi!”, “Com’è tirata, farà la fame!”, “Ma quello con le gambe da fenicottero dove si crede di andare?”. Ancora più sconcertante è quando gli altri si sentono autorizzati a rivolgere tali pensieri maligni ai diretti interessati, come se il commento cattivo sul fisico altrui sia la prassi, come se oltre al corpo non ci fosse altro.
Mi chiedo e vi chiedo: “davvero stiamo riducendo lo sport a mera fisicità? Dov’è la sportività in tutto questo se non siamo più capaci nemmeno di valutare il compagno di squadra per le sue qualità atletiche e morali ma ci fermiamo all’apparenza?”.
Puoi avere addominali scolpiti, glutei alti e gambe forti e muscolose ma senza mentalità da sportivo non sarai mai un atleta. Per l’atleta il corpo è sacro perché è il suo tempio indipendentemente dalla forma, ma ancora più importanti sono mente e valore morale: senza una mente forte non c’è disciplina e senza disciplina non c’è sport; senza valore morale non c’è sana competizione e senza sana competizione non c’è sport. Allora, se ci teniamo veramente allo sport, a quello sano, cerchiamo di impegnarci non solo fisicamente, ma anche moralmente. Distogliamo lo sguardo dal superfluo, da quel briciolo di cellulite o da un chilo di troppo o in meno, e riportiamo il focus su ciò che realmente ci rende atleti: disciplina, passione e dedizione. Perché in fondo il fisico da atleta è solo uno: quello che ci permette di avere gambe resistenti e mente spensierata.
Liza Bellandi
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