10/12/2023
Manca una settimana al fatidico giorno e se da una parte vorrei che fosse già domani, da un’altra i dubbi, le paure e le domande aumentano e si fanno sempre più incalzanti. La mia testa è una nebulosa di pensieri indefiniti che sfociano l’uno nell’altro senza che la mente riesca a formularli compiutamente, forse è il mio inconscio che li tiene lontani per non turbare il mio animo e farmi godere a pieno di questi giorni di attesa. Tuttavia c’è una domanda che è riuscita a definirsi e insinuarsi come un tarlo che scava e si fa spazio tra i pensieri quotidiani: “quando si diventa maratoneti?”. “Quando si taglia il traguardo dei fatidici 42,195 km” mi dirai caro Massimo, ma io ti voglio contraddire e perdonami se questa mail sta andando per le lunghe ma ho avuto molto tempo per dare libero sfogo ai pensieri durante i lunghi affrontati rigorosamente in solitaria.
Per me si diventa maratoneti quando si parte per un viaggio, quel viaggio che ti porterà a tagliare il traguardo dei 42,195km e non importa quando, se alla gara programmata o ad una successiva a causa di un imprevisto, perché quando quel viaggio inizia qualcosa cambia: la mente cambia, il modo di vivere l’allenamento cambia, il modo di rapportarsi con gli altri cambia. Lei, la maratona, diventa il leitmotiv di ogni allenamento e magicamente non ti pesa più allenarti stanca dopo il lavoro, anticipare la sveglia o rinunciare a un’uscita serale, addirittura anche lo stretching non è più una rottura ma un gesto che fai per la tua nuova compagna: la maratona! Lei viene anche a tavola con te e trasforma ogni pasto in un gesto di riconoscenza verso il tuo corpo che ti ha permesso di fare tanti km o che ha recuperato in fretta. Lei viene a lavoro con te e ti fa capire che i colleghi, anche quello che ti va meno a genio, sono preziosissimi compagni di quel viaggio che ti porterà alla tappa finale di 42,195 km perché anche se non capiscono la tua passione, la accettano e magari ti permettono anche di prenderti un giorno libero per la gara. Lei porta un grande valore nella tua vita: la gratitudine. Ad ogni tappa compiuta, ogni allenamento, mi sono sentita grata e felice di stare facendo qualcosa per me e per la mia nuova amica!
Quindi, quando sono diventata maratoneta? Sono diventata maratoneta in un giorno di marzo, il 17 marzo 2023, il giorno del mio compleanno quando goliardicamente ho voluto correre 33 km per onorare ogni anno compiuto. Quel giorno ho esplorato un nuovo mondo spingendomi oltre a quella che era la mia zona di comfort: il mondo dei lunghissimi! Quel giorno mi sono innamorata della resistenza pura, quel giorno ho voluto dare un senso, un obiettivo agli allenamenti di resistenza, quel giorno ho capito che stava iniziando il mio viaggio. Ho compiuto la prima tappa ancora ignara del cammino che avrei fatto, ma già dopo quell’uscita ho sentito che lei era entrata nella mia vita! Così, tappa dopo tappa, ho continuato a viaggiare: lei la mia compagna e tu la stella polare! Non so come andrà, ovvio la paura di non riuscire c’è, ma mi consola il fatto che questo viaggio iniziato il 17 marzo di sicuro non terminerà il 17 dicembre perché se lei entra nella tua vita difficilmente se ne andrà!
16/12/2023
Manca un giorno all’ultima tappa del mio viaggio e tutto ruota intorno a lei. La maratona mi sottrae dal dormiveglia del mattino intrecciandosi a ciò che resta dei sogni notturni e mi reclama: oggi è una giornata delicata, devo fare tutto alla perfezione, non posso permettermi di sbagliare qualcosa. Apro gli occhi e ripasso nella mia testa la tabella di marcia: doccia, colazione, ritiro pettorale, pranzo, scrupolosa preparazione della borsa, cena di rito e a letto presto! “Devo cercare di limitare gli impegni quotidiani” mi dico, “commissioni varie e faccende potranno aspettare, oggi è il suo giorno”. È una giornata strana, il tempo sembra essersi dilatato e io devo fare qualcosa per non pensare più a lei: è vero che è la regina, ma non posso dedicarle troppe attenzioni! “Faccio il pane” penso. Fare il pane per me è diventato quasi un rito prima di un evento importante; pesare scrupolosamente le farine, mescolarle con cura agli altri ingredienti e impastare sono gesti delicati e rilassanti. L’impasto è fatto e ora che si fa? Si attende! Come tutte le cose buone, il pane ha bisogno di tempo per lievitare così metto da parte l’impasto a lievitare e penso “comunque vada domani ci sarà il pane ad aspettarmi, a richiedere le mie ultime cure prima dell’infornata per poi scaldarmi l’anima con il suo profumo inebriante”. Il pane sarà il mio porto sicuro al ritorno dal viaggio.
17/12/2023
Si parte per l’ultima tappa, oggi è il mio giorno, oggi finalmente lei non sarà più altro da me, oggi io sarò la mia maratona, oggi io deciderò l’esito di questo viaggio.
La partenza sarà da Pisa alle ore 9.00, sono lì troppo presto ma la paura di perdere “il treno” è tanta. La mia mente è vuota, mi sento distratta, il freddo assorbe tutte le mie attenzioni, però sta uscendo il sole: presto il clima perfetto per l’ultima traversata! La città inizia a riempirsi di podisti e incontro anche alcuni compagni di squadra, ma “oggi sono io” (come cantava Alex Britti) non c’è altro da me!
KM 0: IO SONO NEBBIA.
Il riscaldamento, l’ultima tappa in bagno, l’entrata in griglia… faccio tutto distrattamente, non riesco a trovare la concentrazione, mi sento come immersa nella nebbia. Nonostante ciò mantengo la calma e mi abbandono a stupidi pensieri “oggi è il 17, il mio numero”, “il mio numero di pettorale è palindromo, buon segno”, “ma quando mai sono diventata esperta di cabala?” mi chiedo. ”5…4…3…2…1” non è più il mio fallace tentativo di interpretare il destino attraverso i numeri, è il conto alla rovescia dello speaker…VIA!
KM 1-12: IO SONO UN ANIMALE SOCIALE.
Sono partita, un piede avanti all’altro con la cadenza ritmata di una pacer nata, ma non basta. Non riesco a percepire il mio corpo, fare previsioni adesso è impossibile e i numeri non mi hanno dato grandi risposte. Ho bisogno di certezze, alzo lo sguardo e le certezze sono lì: ci sono alcuni compagni di squadra, ci sono gli altri podisti, ci sono i pacer. Decido di provare ad attaccare bottone con alcuni runner ma forse quello che è un ritmo facile per me non lo è per loro, in molti stanno facendo la mezza maratona, e così anche conversare non è semplice. Cerco di non perdere di vista un compagno di squadra, ogni tanto ci affianchiamo e per un istante in questo viaggio in terra sconosciuta mi sento a casa. “Lizaaaaa” chiamano me, sono alcune amiche con cui ho condiviso la fascia di tempo nelle mie corse da pacer, mi si scalda il cuore, la mente torna lucida e concentrata, ancora il corpo non mi dà segnali.
KM 13-25: IO SONO SOLA.
Purtroppo quelli che sono stati i miei compagni di viaggio dopo il 12°km mi devono abbandonare, il traguardo della mezza maratona li aspetta. Io sono sola! Adesso però non ho più bisogno di affidarmi a niente e a nessuno, io mi basto, mi conosco e so che potrò affidarmi unicamente alle mie forze per arrivare alla meta. L’animo è rinfrancato ma il corpo ancora non mi dà segnali, sento che sto correndo ma non riesco a interpretare i miei gesti, affidarsi alle sensazioni è quasi impossibile quando non ci sono sensazioni né positive né negative ma vado avanti. Sono sola su una strada dritta, posso solo andare avanti.
KM 26-30: IO SONO IL BLU-CELESTE.
L’arrivo a Marina di Pisa rinfranca l’animo: l’aria marina, il blu del mare, il celeste del cielo. Io sono immersa in queste sfumature di orizzonte e i raggi del sole rendono indefiniti i contorni. Penso che anche la mia squadra ha i colori del cielo di Marina. Mi soffermo sui dettagli: una fidanzata fa il tifo al suo ragazzo che sta correndo vicino a me e gli passa una bottiglietta d’acqua: quanto amore in quel gesto. Ancora celeste: è una compagna di squadra, la affianco e ci chiediamo reciprocamente come stiamo, io bene, lei un po’ meno ma ha una scorza dura e lotterà fino in fondo, proseguo!
KM 31-38: IO SONO CORPO.
Ecco le gambe, si fanno sentire. Ecco le braccia, percepisco un indolenzimento al polso. Ecco i miei organi, una leggera nausea. La corsa diventa più muscolare ma comunque fluida, rimpiango un po’ i km precedenti, quando il corpo non dava segnali ma le sensazioni fisiche mi distraggono e distolgono la mente da eventuali pensieri negativi! Un ragazzo mi dice “brava”, ringrazio timidamente perché adesso anche un’unghia si fa sentire, ma la corsa è ancora fluida e vado avanti. Molti runner iniziano a camminare, altri a zoppicare; cerco di non guardarli per non influenzare negativamente il mio corpo. Vado avanti, la corsa è ancora fluida!
KM 39-42: IO SONO LORO.
La meta è vicina, ma questi ultimi chilometri sono i più difficili e i più incerti. Nell’incertezza alzo lo sguardo quasi a cercare una certezza e la trovo: sono Massimo, la mia stella polare, il mio Mister e Odette, la sua spalla. Ricevo sorrisi e incoraggiamenti “adesso entri in Pisa, goditela” mi dice Massimo. Il cuore è a mille per l’emozione, le gambe sempre più pese ma non voglio farlo preoccupare: “3km, Massimo. Adesso è defaticamento!”. Vado avanti e noto che quel momento nostro ha dato la carica agli altri corridori che mi guardano e sorridono. Nei loro sorrisi rivedo tutti quelli che mi hanno supportata nei mesi di preparazione: amici che mi hanno fatto credere in me; colleghi che, pur non sapendo nulla di podismo, mi hanno capita venendomi sempre incontro; i miei genitori che saranno a casa preoccupati; i miei compagni di corse che mi hanno riportato alla ragione nei momenti in cui ho pensato che questo viaggio non fosse per me. Non posso deluderli adesso. Svaniti i pensieri romantici dettati dalla fatica e dall’ebbrezza del momento, urla e tifo mi richiamano alla realtà: sono quasi al 42, sto per entrare in Piazza dei Miracoli, gli spettatori stanno facendo il tifo anche per me e io sono loro!
KM 42,195: IO SONO GIOIA, IO SONO MARATONETA.
Al chilometro 42 l’imprevisto: scoppio in un pianto! È gioia pura, bambinesca: io sono gioia! Recupero il mio solito sorriso e taglio la finish line. Io sono una maratoneta!
Il mio viaggio è finito, torno a casa dove c’è il pane da infornare ad aspettarmi, ma penso già alla prossima meta.
Liza Bellandi
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