La preparazione di Franca Fiacconi prima del trionfo a New York

 Come preparare una maratona? Puntare tutto sui km e sulla capacità di resistere a lungo o costruire una buona velocità e poi fare resistenza? Vediamo come la campionessa romana costruì il suo successo a New York ’98.

Considerazioni sulla preparazione di Franca Fiacconi

Nel programma di preparazione rivolto a New York ’98 (l’edizione del suo trionfo), Franca Fiacconi ha inserito dei nuovi tipi di allenamento che a suo dire l’hanno portata ad una nuova efficienza. L’obiettivo è stato quello di lavorare maggiormente sui ritmi veloci e meno sui ritmi maratona. La maratoneta dice di aver migliorato a più riprese durante la preparazione, il suo primato sui 10000 metri.

Allenamenti significativi sono:

3 settimane prima di New York: 37 km di cui 32 km a 3’40” e gli ultimi 5 km a 3’19” (16’37”)

2 settimane prima: la mattina 2×10000 m in 36’40”, 33’40”, il pomeriggio 2×10000 m in 36’40”, 33’20”

5 giorni dopo questo allenamento, a 10 giorni dalla gara: 3×5000 m in 16’40” con 1 km di recupero in 3’45”

A metà settembre (un mese e mezzo prima dell’evento) lavorava sulla qualità estensiva.

Un esempio è una seduta di ripetute per un totale di 15 km con gli ultimi 2×1000 m a 2’55”

Lei ha detto che con il suo vecchio allenatore faceva tantissimi km a ritmo maratona così da essere capace di correre diverse maratone, anche ravvicinate ad un ritmo di 3’30” al km, ma di non essere in grado di correre più velocemente.

Le novità introdotte dalla Fiacconi sono senz’altro interessanti ed hanno sbloccato una fase ormai standardizzata. Sicuramente aveva sviluppato appieno le qualità resistenti, ma non quelle di poter allenarsi con produzioni di lattato, anche se in modeste proporzioni.

Mi spiego meglio, correndo la maratona intorno a 15” al km sopra al ritmo di soglia anaerobica, l’atleta romana ha inserito dei lavori non a ritmo di soglia anaerobica, però vi si è avvicinata ed ha corso dei ritmi frazionati con discreta produzione lattacida. Questo è stato fatto anche per curare il finale di gara eventualmente si fosse presentata in gara l’esigenza di finire molto forte, ad esempio nel caso di arrivo in volata.

Si ritiene quindi che la Fiacconi abbia avuto vantaggi nel lavorare a ridosso di soglia anaerobica, ma probabilmente non avrebbe avuto i soliti benefici un altro maratoneta con una base non ancora ben sviluppata.

È bene lavorare su tante qualità per avere un’alta efficienza, ma in particolar modo sulle qualità specifiche che richiede la gara che stiamo preparando, ma anche, come nel caso della Fiacconi, sulle qualità che già da tempo non erano richiamate.

Tratto dai quaderni di studio del ‘98

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