
Dal diario di allenamento di Massimo (1989)
Un normale venerdì invernale. In programma 12×1000 metri a 3’05” con recupero in movimento di 3/4
minuti. La seduta era inserita nel programma di Agostino, non nel mio (sottolineo), ma per amicizia
queste cose si fanno..
Tra l’altro il giorno prima, vedo dal diario (1989), avevo fatto un doppio, 10 km al mattino e 17 km di
fartlek nel pomeriggio. Tuttavia conoscendo quanto non gradiva Agostino certi lavori mi sono prestato
volentieri per fargli compagnia.
Patti definiti a fine riscaldamento (per Ago riscaldamento di soli 7 minuti, perché sennò si stancava..).
Primi 500 metri tirati da me e secondi da lui. Prima parte di ogni 1000 precisa e seconda parte nella quale Ago tendeva ad accelerare un po’, la gamba tendeva a scappargli.
Poi di colpo, all’ottavo 1000 metri mi dice: “Sai io vado verso lo Stadio.”
Ed io: “Ago ce ne sono ancora 4 da fare”!”
Lui: “Si, ma io vado a fare la doccia.” Non ce la faceva più? Tutt’altro, non ne aveva più voglia.
Non era una seduta intensa di pista e si stava annoiando..
Io per non lasciare le cose incompiute sono rimasto a finire IL SUO allenamento.
Ricordo che si partì un po’ tardi quel pomeriggio e gli ultimi quattro 1000 sul Viale dei Tigli li ho fatti
praticamente al buio. Vedevo il crono alla partenza ed all’arrivo in corrispondenza dei due lampioni. Non
avevo il riferimento dei parziali, ma oramai il ritmo era educato e le gambe andavano quasi a memoria.

Quel giorno andò così, in strada accadeva ogni tanto, ma nelle seduta in pista con le chiodate però era
bene evitarlo Ago. Quando dava gas faceva venire agli altri la voglia di andare sotto la doccia..
Ce ne sono tantissimi di ricordi ed aneddoti con lui, come quel corto veloce di 8 km a 3’10” sulle
montagnette. Quella volta Ago se lo fece per intero pur dicendo più volte “ora mi fermo”, poi finì l’ultimo
km a 2’55”..
La corsa unisce ed aggiunge. Quando i rapporti sono veri li può fortificare fino a renderli praticamente indissolubili. Quello che vivi nella fatica pare si imprigioni dentro e poi ti fa compagnia per sempre. Sono fatiche che con il passare del tempo si chiamano dolci ricordi, solo a scriverli ti riscaldano.