
Passiamo alla seconda ed ultima parte del racconto di Licio Torre
Viviamo la gara
Domenica mattina sveglia alle 4:40.
Bella giornata 18°C, ma come da previsioni dalle 11:00 sarebbe diventata caldissima dai 34 ai 36°C. Colazione abbondante (controvoglia) e poi alla partenza.
Alle 6:30 chiudevano l’ingresso all’area.
In attesa del via eravamo circa 1800 atleti provenienti da tutto il mondo. C’era musica in filodiffusione con brani esaltanti, ma eravamo tutti come sordi, tutti silenziosi e concentrati.
Tanti cercavano conforto nello sguardo degli altri. Eravamo pronti per un sfida fondamentalmente con noi stessi, ma spaventati dell’ignoto e dell’imponderabile … Contrariamente a quello che uno potrebbe pensare, c’era ben poca spavalderia!
Alle 6:50 partivano gli atleti professionisti e a seguire le donne, poi in più batterie per fasce d’età tutti gli altri. La mia batteria di circa 350 atleti (identificata dalle cuffie per il nuoto di colore verde) partiva alle 7:20.
Entriamo nell’acqua, ci allineiamo, e poi il via…
I primi 1000 mt di nuoto sembra una “tonnara”. Scontri, botte, chi va zig zag. Tra acqua sporca e schiuma non si vede niente. Devo continuamente controllare la direzione alzando la testa. Poi il gruppo si sgrana e riesco a regolarizzare il passo. Le boe si succedono ogni 500 metri, l’andatura è abbastanza costante e le energie sono sotto controllo. Arrivo circa ai 3000 mt trovo un “tappo” di persone. Sono prevalentemente le donne che nuotavano più lente. Qui nuovamente botte e due tallonate che ricordo ancora, proprio sull’occhialino sinistro…
Fa parte del gioco, andiamo avanti… Poi i 3500, eccoci quasi all’uscita, ultime bracciate e tocco terra.
1h e 13’, sto bene, giusto un momentaneo problema di equilibrio quando mi alzo in piedi (ma è normale dopo aver frullato le braccia e girato la testa per 3800 mt ). Parto di corsa per raggiungere la zona cambio.
Mi tolgo la muta, subito indosso il casco, lo allaccio, poi cintura con numero sul retro, scarpe, occhiali e via a prendere la bici. Poi di corsa con la bici sino alla linea di partenza della fase 2, dove qui solamente si può salire in sella e cominciare a pedalare.
Qui mi assesto subito mettendomi in posizione e ad una velocità variabile a seconda di tratti vallonati di salite e discese, ma sempre controllata in maniera di non andare oltre soglia.

Dopo neanche 15 km un giudice di gara che seguiva in moto mi si affianca, mi dice qualcosa in francese relativamente ad una rotonda e ad un sorpasso e mi da “cartellino nero” – ossia 5 minuti di stop al prossimo penalty box.
Un po’ perplesso proseguo ripensando a cosa potessi avere mai fatto. Normalmente le penalità sono date se ti metti in scia ad un altro ciclista (cosa vietata in queste gare, distanza minima 10 mt, ma ero sicuro non fosse il mio caso).
Al 40° km trovo la tenda gialla con i giudici per le penalties, e mi fermo a scontare la penalizzazione e chiedo spiegazioni.
In poche parole ad una rotonda avevo rallentato (come segnalato dagli organizzatori), ma l’atleta dietro mi si era invece avvicinato e mi aveva affiancato, quindi formalmente da regolarmente, era cominciato il suo sorpasso nei miei confronti. Appena usciti dalla rotonda io sono ripartito accelerando e gli sono andato via.
Ma sempre secondo regolamento, essendo stato sorpassato avrei dovuto rallentare, aspettare che mi distaccasse di almeno 10 mt. e solo poi sarei potuto ripartire.
Pazienza….
Ero sempre con la mia bici da corsa di Decathlon da ben 600 €, circondato da bici da crono più simili ad astronavi da spaziali in carbonio iper aerodinamiche… Ma mi sono detto non saranno 5’ a scoraggiarmi!
Pedalo, mangio e bevo ad intervalli regolari, mi guardo il panorama delle campagne francesi e pedalo e pedalo.
Primo giro 90 km in 3h, 30Km/h di media, buono! Quindi via per il secondo giro.
La temperatura sale e c’è anche abbastanza vento con direzioni variabili, ma tutto sommato tengo bene e mi stupisco perché sono sempre in perfetta media di 30 km/h. Comincio anche a passare diversi ciclisti in difficoltà.
Poi si intravvede Vichy, 4 km all’arrivo della bici, buono così, sto bene!
Eccoci quasi all’arrivo, mi slaccio le scarpe e sono pronto a scendere qualche mt prima da dove segnalato dai giudici. Non voglio rischiare altre penalità!
Quindi via di corsa spingo la bici sino alle rastrelliere. Lascio la bici e proseguo sino alla zona cambio. Via il casco, indosso l’altra cintura con il pettorale davanti e i gel di carboidrati per i rifornimenti, cappellino, scarpe e via.
Le gambe “libere dai pedali” frullano anche troppo veloci.
Sono al 2° km e viaggio a 4’38” al km. Il percorso qui è attorniato da spettatori che in maniera molto calorosa incitano tutti.
Mi dico però: “Rallenta Licio che dopo arriva il conto! Ricordati di Paula…”. Quindi tiro il freno e mi assesto poco sotto ai 5’. Va tutto bene, il percorso è su 4 giri di 10,5km.
È caldo, molto caldo, ma c’è un tratto in particolare di 2 km veramente soffocante…
Mi faccio forza: “Dai Licio hai corso tutto l’estate sotto il sole; sei preparato anche per questo”.
Per fortuna ogni 2 km ci sono rifornimenti e volontari che con le docce ti rinfrescano.
Poi verso la fine del secondo giro inizio ad avere brutte sensazioni gastro intestinali. Oops…! Mi devo fermare quindi al bagno. Poi di nuovo e poi ancora…
Qui mi spavento veramente. L’idea di disidratarmi rapidamente dopo oramai 9 ore di gara, non mi piace proprio. Ogni rifornimento quindi bevo abbondantemente e controllo tutte le sensazioni.
Purtroppo in queste soste l’orologio va avanti, ma la cosa più importante è che comunque riesco sempre a correre. Intorno vedo atleti messi molto, ma molto peggio di me….
Verso il 32° mi fermo per la quarta volta al bagno, ma i dolori poi sono passati e al 34° riparto.
Ok ci siamo, ora non mi ferma più nessuno! Vado avanti, supero tutti 36°, 38°, 40° km, è fatta, vedo l’arrivo dall’altra parte del fiume. Ci sono quasi.
Prendo il bivio per chi va all’agognato arrivo, una gioia ed un senso di compimento mi sale, arrivo tra le tribune e passo sotto l’arco che indica il mio nome e il tempo di 11 h e 22’!
Ho chiuso la maratona in 3h e 56’ nonostante le difficoltà, va benissimo così…
Lo Speaker chiama quindi il mio nome “…from Italy” e recita la frase di rito: “Yes you are an IRONMAN”.
Sono arrivato (ed è già una gran cosa), sono 307° assoluto e 39° di categoria (Age 45-49) e sempre di categoria primo degli Italiani. Cosa voglio di più!
Mi riprendo, mangio qualcosa e faccio una doccia. Quindi con indosso la maglietta da finisher e con la medaglia al collo ritorno orgoglioso da mia moglie.
Non mi rendo ancora conto e provo a sviluppare mentalmente la distanza percorsa su una cartina geografica dalle nostre parti. E’ come se fossi entrato in mare a Torre del Lago ed avessi nuotato sino a Viareggio; qui inforcato la bicicletta, e passando per la Spezia e Genova avessi raggiunto Savona. Da qui lasciato la bici e proseguito di corsa sino ad Albenga (alle porte della provincia di Imperia).
Poi mi dico: “Bando alla modestia! Licio questa volta hai veramente fatto un’impresa!”
