Alla riscoperta del fartlek

Fartlek

I giochi di velocità in natura sono andati a modificarsi negli anni sino a perdere la sua naturale essenza. Il variare ritmo senza un ordine predefinito non trova quasi più spazio nei programmi di allenamento. Il corridore si fida solo del suo orologio con impostato ogni dettaglio della seduta in programma.
Tutto giusto e ben fatto. Ma ci sono anche momenti della stagione che richiedono di riportare in asse la bilancia del carico.
Ci sono allenamenti che servono ad un riassetto generale ed i fartlek aiutano proprio in questo. Non
ultimo il versante mentale. Fare qualità senza controllo ha una sua utilità.
Dobbiamo capire come, dove e quando..ma anche perché.

Come e dove?

Cerchiamo percorsi dalla superficie molto varia e se possibile con un po’ di dislivello. Poi, quando la muscolatura è ben calda, abbandoniamoci ad un dolce variare. Quando a ritmo più alto, quando con fare morbido. Facciamo cadere i cambi di ritmo in prossimità di curve o piccole asperità, oppure quando siamo sull’erba o sulla sabbia. Ma vanno bene anche su asfalto o addirittura in pista. Obbligo offrire condizioni diverse.
La mente va ingannata e l’orologio andrebbe lasciato a casa. Immaginiamoci liberi da ogni costrizione
impegnati solo nel godere del correre. Pensiamo ad un vento che ci sospinge a folate, quello è il fartlek.

Quando?

Nei momenti di ripresa della preparazione dopo aver finalizzato eventi agonistici. Ma anche in allenamenti autunnali quando curiamo volume ed affidabilità. Oppure come momento di resistenza ed efficienza generale in ogni periodo dell’anno per i fondisti ed i corridori della montagna. Ed ogni volta che non abbiamo voglia di un compito preciso..semplicemente “per evadere”!

Perché?

Liberarci da ritmi e distanze precise aiuta la sensibilità e l’interiorizzazione di ciò che facciamo. Ascoltare la fatica, il debito d’ossigeno, il cuore che alza il suo ritmo ecc. ci fa riappropriare di quello che si avverte.
Capire il grado di effettiva fatica educa anche la lucidità e di conseguenza le scelte in gara. Non può
essere sempre un crono o un cardiofrequezimetro a dirci cosa sta accadendo in noi.
Sono le sensazioni che devono rilevare al meglio i nostri limiti. Giusto avere i mezzi per fissare i parametri, ma senza smettere di avere la piena percezione di cosa stiamo facendo.
Il corridore che sa disporre al meglio delle proprie energie può mettere in campo tutto quello che possiede. Attraverso il fartlek possiamo aggiungere feeling con noi stessi e sarà come avere a bordo un contatore di energia virtuale che misura i livelli. Con quello possiamo modulare la spesa senza il rischio di rimanere a secco.
Non priviamoci del fartlek, è davvero un gioco di velocità.. e la parola gioco porta sempre con se
spensierata allegria.

di Massimo Santucci

Leggi anche “Fartlek, il suo uso in montagna

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