Nuoto: meglio in piscina o in acque libere?

triathlon-nuoto
Vediamo tutte le differenze

Differenze tra il nuoto in piscina e il nuoto in acque libere nel Triathlon

Non è necessario solo saper nuotare. Per raccogliere il massimo delle proprie possibilità nella frazione natatoria è fondamentale conoscere gli aspetti e le differenze tra nuotare in spazi chiusi e nuotare in acque libere.

Non deve essere dato per scontato che gli atleti che hanno prestazioni natatorie evolute in piscina, riescano ad avere le stesse prestazioni anche in un lago, in mare, o in un fiume. La mancanza di punti di riferimento o la “paura” vera e propria di non vedere il fondale può creare un handicap di rilievo.

Allo stesso modo anche la tecnica di nuoto cambia in quanto in acque libere sono molti gli elementi di disturbo quali onde, presenza di molti atleti in poco spazio, correnti, che possono influenzare sia la tecnica che il nostro stato psicologico.

Vediamo le differenze tra la frazione svolta in piscina e quella in acque libere

Nuoto in piscina

Nuoto in acque libere

Le piscine possono essere di 25 o 50 metri. Il nuoto è continuativo e l’elemento che collega la continuità è la virata.

Si parte da distanze di 400mt per un Super Sprint e si arriva ai 3800mt per un Ironman.

Si nuota in mare, lago, canale, oceano, bacino artificiale

Non vi sono correnti e onde se non create dalla presenza di altri atleti in corsia o in quelle adiacenti. Nuotare nelle corsie centrali crea un vantaggio in quanto le onde si propagano dal centro verso i bordi vasca

Presenza di correnti e onde di dimensioni più o meno grandi e possibilità di avere un notevole numero di atleti in poco spazio.

Relativo problema di direzionalità causa presenza di corsie e riferimenti sul fondo vasca. Nel triathlon in piscina un vantaggio ulteriore è dato dal fatto che si procede tenendo la scia e comunque sempre sulla destra.

Ricerca continua di punti di riferimento per la direzionalità, boe ed uscita. Necessità assoluta di considerare, se ci si trova in gruppo, se lo stesso sta procedendo in linea corretta o porta a fare più distanza

A parte in gare dove l’affluenza per corsia è esagerata, in piscina c’e la possibilità di esprimere al meglio la tecnica natatoria.

L’espressione della tecnica dipende non solo dalla presenza di atleti ma anche dai vari elementi di disturbo indicati al punto 2. Ciò che può cambiare è l’intervallo di respirazione, l’ampiezza della bracciata e la frequenza, l’intensità di battuta di gambe…

La partenza si effettua generalmente in ordine (per corsia) attraverso un accordo pre-partenza. Solo nelle corsie di elite ci può essere una caccia alla posizione nelle prime 2/3 vasche. Nel nuoto vero e proprio si parte con tuffo a parte nel dorso.

La partenza può avvenire dalla spiaggia, in galleggiamento, attaccati ad una corda, da un pontile o isola galleggiante

La distanza viene percorsa senza interruzioni.

Vi è la necessità di non perdere concentrazione e sopratutto di contare le vasche.

Durante la frazione ci possono essere dei passaggi su isole galleggianti o ci può essere una divisione attraverso dei passaggi fatti di corsa per dare spettacolarità alla frazione. Una volta si tendeva ad andare lontani e tornare. Le esigenze di pubblico costringono, giustamente , a rendere visibile l’intera frazione.

Alla fine della prova in vasca ci si “tira fuori dall’acqua” e si corre in transizione T1

Alla fine della prova è possibile tirarsi su da un muretto tanto quanto è possibile iniziare a correre mentre si è ancora con l’acqua ai polpacci. Dipende da dove ci si trova a nuotare

Possibilità di distribuire più facilmente lo sforzo in acqua in quanto c’è il controllo della distanza

A parte una partenza da fare sempre al massimo per uscire presto dalla confusione di atleti, la distribuzione dello sforzo è quasi impossibile a causo di tutto ciò che ho detto ai punti precedenti.

Raramente c’è l’utilizzo della muta

Possibilità di utilizzo muta sia per la temperatura che per la distanza.

Si può vedere quante siano le differenze tra uno spazio chiuso ed uno aperto e di conseguenza, come nasca l’esigenza di esercitarsi a 360° non solo dal punto di vista organico ma anche nella tecnica applicata alle condizioni che possiamo trovare.

Vediamo un piccolo test per valutare il nostro livello di adattamento a nuotare in spazi ampi e alla capacità di direzionalità.

Nuoto cieco

La vasca deve essere libera. Il test deve essere svolto nella prima corsia in modo da sistemare dei punti di riferimento che diano un punteggio dal più basso al più alto.Bendare gli occhi con una fascia a con occhialini con le lenti tinte di nero.Mettersi a centro vasca, darsi lo slancio e nuotare normalmente ricercando la sensazione di “andare dritto”. Appena tocchiamo il bordo o la corsia fermiamoci e valutiamo il punteggio acquisito.

Costruire esercitazioni che migliorino il risultato di questo test porterà una maggiore direzionalità in acque libere. Non è certo producente trovarsi a fare più distanza del dovuto. Nel triathlon la ricerca del miglior rapporto prestazione/consumo energetico e la soluzione per prestazioni di alto livello.

Daniele Zerini

Da oltre 30 anni trasformiamo le persone in atleti esperti di Corsa su Strada, Maratona, Pista, Trail Running e Ironman.

RICHIEDI UN PIANO DI ALLENAMENTO
PERSONALIZZATO E RAGGIUNGI I TUOI OBIETTIVI

I NOSTRI PARTNER