La corsa in discesa

Allenarsi in discesa è utile? Può portare realmente dei benefici? Chi la deve utilizzare? Costituisce un allenamento a rischio infortuni? Quale tecnica usare?

La corsa in discesa

 

 

 

 

 

La corsa in discesa ha sicuramente un effetto traumatico. In alcune specialità come la corsa in montagna o la sky race, costituisce una parte fondamentale dei percorsi, ma anche in tante gare su strade è presente. Può nascere spontanea questa domanda: fare allenamenti in discesa è utile?

Sosterrei che è necessaria agli specialisti delle competizioni a cui ho fatto riferimento sopra, ma sul modo di utilizzarla ci sarebbe da fare estrema attenzione.

Usare la discesa in allenamento su percorsi misti al ritmo del lento o del medio non crea particolari problemi d’origine traumatica. Quando invece è eseguito del fartlek collinare, c’è da porre attenzione a non svolgere lunghi tratti su discese asfaltate con pendenze eccessive.

Alcuni allenatori utilizzano la discesa con leggere inclinazioni allo scopo di sveltire l’azione di corsa. Le pendenze dovrebbero essere nell’ordine del 3-4% in modo da far crescere la velocità di crociera senza avere a sua volta un impatto traumatico troppo elevato.

Difficile è trovare una discesa che ha una giusta pendenza, ma soprattutto che è continua. Non è semplice trovare discese che abbiano uno scorrere di pendenze omogenee.

Un incremento dell’andatura si può ottenere anche quando si corre a favore di vento, questo si può ritrovare spesso nei luoghi di mare, ma le condizioni meteorologiche sono troppo variabili perché possano essere prese in considerazione nella stesura di un piano d’allenamento.

Accade talvolta di vedere il tecnico in bici che spinge l’atleta sulla schiena per ottenere un incremento dell’andatura di corsa. Mi sembra un mezzo discutibile perché altera la meccanica di corsa in modo pericoloso.

Lasciando stare queste variabili, sosterrei che l’impiego della corsa in discesa è un mezzo da guardare con diffidenza. In percorsi di montagna o collinari è un mezzo che, anche se traumatico regala adattamenti; ma svilupparlo come parte specifica su un tratto di sola discesa, costituisce una fonte di rischio. Essendo il sovraccarico a livello muscolare e articolare molto alto, il rischio d’infortunarsi è reale.

È altresì ovvio che chi gareggia in percorsi in cui è presente la discesa dovrà pur allenarsi su quel terreno, ma dovrà curare più la destrezza che cercare sviluppo d’alte andature.

I miei dubbi riguardo ai corti veloci in discesa della lunghezza di qualche km, mezzo usato da vari tecnici, sono oltre all’aspetto traumatico, ai tempi di recupero occorrenti a seguito di tale seduta.

Il costo dei traumi muscolari aumenta drasticamente i tempi di recupero ed anche se ci saranno dei benefici da tale seduta, il tecnico deve rallentare con lo sviluppo qualitativo del programma.

Altro aspetto che mi lascia perplesso riguardo alla corsa veloce in discesa d’asfalto, è che cercando la massima velocità si tende a perdere per riflesso un’azione di corsa decontratta.

L’azione del bacino gioca un ruolo primario nella corsa in discesa, la giusta posizione di esso va a distribuire in maniera diversa le ripercussioni che avvengono ad ogni passo. Le decine di kg in più che vanno a scaricarsi sulle gambe dell’atleta, costituiscono un riflesso inibitore d’adattamento.

La corsa in discesa su asfalto quando è proposta dev’essere valutata in modo dettagliato, altrimenti è meglio orientarsi verso altri mezzi che garantiscono risultati equivalenti con coefficienti di rischio sicuramente inferiori.

 

 

 

Da oltre 30 anni trasformiamo le persone in atleti esperti di Corsa su Strada, Maratona, Pista, Trail Running e Ironman.

RICHIEDI UN PIANO DI ALLENAMENTO
PERSONALIZZATO E RAGGIUNGI I TUOI OBIETTIVI

I NOSTRI PARTNER