“Non posso, domattina ho il lungo!”
Penso che non esista runner sulla faccia della terra che almeno una volta nella sua vita non abbia pronunciato questa frase.
Che lo sport richieda impegno, dedizione e qualche rinuncia è indubbio; d’altronde la fiamma che arde dentro ogni passione va sempre tenuta viva e alimentata giorno per giorno perché solo così potremmo crescere, raggiungere nuovi obiettivi e porci nuove sfide. Io lo chiamo il do ut des della corsa: tu le dedichi tempo e qualche sacrificio e lei ti riempie la vita, ti dona esperienze e sensazioni nuove e magari anche prestazioni migliori. Ne scaturisce così lo stato di grazia del podista, una pace interiore generata, da una parte, dalla soddisfazione per essere riusciti anche nelle giornate più caotiche a dedicare anche un solo piccolo momento alla propria passione e, dall’altra, dal benessere che l’attività fisica ci regala.
Preservare questo stato di grazia non è semplice, ci sono molte altre attività quotidiane che richiedono le nostre attenzioni e molto del nostro tempo: c’è il lavoro, c’è la famiglia, ci sono incombenze varie ed
eventuali, ci sono gli amici e poi vengono le occasioni sociali, il relax, il riposo, magari qualche hobby, quella cosa che ci piacerebbe tanto fare, il compleanno dell’amico della sorella del marito di tua cugina ecc., ecc.
Ed eccoci chiamati quindi a fare delle scelte, bisogna iniziare a sfrondare la lista degli impegni per racimolare un po’ di tempo per noi e per i nostri allenamenti. Un po’ di sano egoismo insomma! Per il
corridore non è difficile praticare del sano egoismo, di base infatti è un animale solitario, ama isolarsi e
passare ore e ore con se stesso e con la fatica, per questo è molto abile a declinare l’invito a una bevuta con gli amici, darsi malato alla rimpatriata della terza elementare o dimenticarsi accidentalmente dell’aperitivo dei frequentatori del corso di uncinetto. Tutte assenze giustificate, d’altronde finché non riusciremo a sdoppiarci dovremmo arrenderci al fatto che non possiamo fare tutto.
Mi immagino il podista amatore come un equilibrista che si muove oscillando tra la vita e la corsa, che sa quando può sbilanciarsi più verso la corsa e quando invece ritornare sulle corde più stabili della vita di tutti i giorni. È in questo gioco di pesi e contrappesi che vita e corsa convivono, che la vita si fa piena non solo di sport, ma anche di amore, socialità, amicizie, hobby e magari anche realizzazione lavorativa e la corsa diventa appagante.
Purtroppo capita che, assuefatti dal benessere estatico che lo sport ci dà, iniziamo a sbilanciarci sempre più verso la corsa. L’equilibrio corsa e vita si fa sempre più labile e le rinunce sempre maggiori. Ci si ritrova ad essere l’assenteista del gruppo di amici, quello su cui tutti scommettono che mancherà anche alla prossima cena e in breve tempo ci si ritrova a rinunciare all’evento familiare, a mancare alla recita del figlio e a disdire la cena con la compagna o con il compagno. L’equilibrio ormai è rotto, non si oscilla più ma si va dritti verso un’unica strada, pensiamo che quello che conti e quello che ci faccia stare veramente bene sia la corsa, così anche a lavoro siamo svogliati, meno produttivi e magari escogitiamo il modo per togliere qualche ora all’attività lavorativa per dedicarla all’allenamento; addirittura ci ritroviamo incapaci di conversare con l’altro: tutto ciò che non ha a che fare con ripetute, cronometri e allenamenti ci annoia.
Abbiamo scelto la corsa alla vita, il dare per avere è diventato un dare per togliere: ci viene a mancare la vita ma, di conseguenza, ci viene a mancare anche la corsa. Avidi e affamati di benessere e successi sportivi abbiamo rinunciato a tutto, ci siamo annullati come persone credendoci unicamente sportivi. Un’esistenza vuota ma anche una corsa vuota che non regala più benessere e non ci inorgoglisce più, ci ha relegati in uno stato di isolamento e frustrazione. L’equilibrio del podista è stato sostituito da un moto centripeto che risucchia tutto.
E se dovessi scegliere? O la corsa o la vita?
Io non sceglierei, ho la presunzione di pensare che, forse, il segreto del corridore amatoriale è proprio quello di non dover scegliere, di lasciare che la vita non escluda la corsa e che la corsa non escluda la vita; in fondo possiamo essere entrambi: possiamo essere persone normali ma anche grandi corridori!
Liza Bellandi
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