
Il cuore e la mente sono due indici da valutare con attenzione nella stesura di un programma di allenamento. Questo concetto è valido per la preparazione di ogni sportivo: per un trailer che vive in simbiosi con la natura ancora di più.
Un allenamento su misura
Come allenarsi in base alle proprie caratteristiche
di Massimo Santucci
Quando il cuore è compresso
Una buona dote del corridore dovrebbe essere quella di avere un’ampia escursione cardiaca, anche se tuttavia non è indice del valore presente.
Dando per buono che in regime di interval training ogni trailer dovrà lavorare secondo i suoi parametri, c’è da dire che il soggetto con valori di riferimento molto vicini fra loro dovrà fare la massima attenzione alle intensità.
Spostare o meglio sconfinare da un lavoro medio ad un lavoro veloce in alcuni casi è un passo breve.
In diversi corridori testati si nota come la forbice tra la soglia aerobica e quella anaerobica può essere ridotta anche nell’ordine delle 10 frequenze per minuto.
Alla presenza di questa caratteristica non bisogna lasciare troppo spazio alla rilevazione del cardio, ma tarare l’allenamento con maggior occhio al cronometro ed alle sensazioni reali che solo un trailer che sa ascoltarsi riesce a capire e trasmettere al suo allenatore.
La forza della mente
Un trailer ha in teoria una “buona testa” perché forgiata dai lunghi allenamenti, dalle competizioni di lunga gittata e si presume dal continuo contatto con la natura dell’alta montagna.
L’ossigeno puro che bagna la mente sulle vette dovrebbe portare in dote una determinazione spontanea e naturale all’esercizio fisico.
A chi è forte mentalmente è semplice proporre allenamenti severi che saranno utili in funzione gara, per chi invece teme le sedute impegnative, bisogna cercare allenamenti che “ingannino” la mente.
Ad esempio la proposta di training spezzati può agevolare il compito.
Per ottenere questo, basta suddividere la seduta in varie stazioni, si otterrà sempre un alto volume chilometrico, ma senza darne l’impressione.
Si tratta ad esempio di scalare più volte una collina ed affrontare la fase in discesa senza curarsi dell’aspetto cronometrico quasi come fosse una frazione distaccata dall’allenamento; si è in pratica liberi da vincoli ed indicazioni che tendono ad “ingabbiare” la seduta.
Pubblicato su Spirito Trail
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