Automotivazione: cos’è, perché è importante e come allenarla

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Diversamente dalla motivazione animale che si è evoluta in gran parte per soddisfare bisogni semplici in tempi brevi, la motivazione umana insegue mete sfidanti che richiedono tempi lunghi di realizzazione” (tratto da OPUS di Pietro Trabucchi).

In particolare, gli esseri umani sono caratterizzati da un processo motivazionale definito come “automotivazione” o  “motivazione intrinseca”: senza di esso nessuno sarebbe in grado di allenarsi con costanza per anni per realizzare un sogno o lavorare sodo per raggiungere un lontano obbiettivo.

Nello sport, così come più in generale nella vita, una giusta dose di motivazione interna è il primo strumento necessario per perseguire con efficacia, dedizione e costanza il proprio traguardo piccolo o grande che sia (dal riuscire a terminare la propria prima maratona fino al sogno della medaglia olimpica).

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La motivazione intrinseca è legata ad una spinta interiore e non a ricompense esterne; perciò, il piacere della competizione, l’eccitazione derivata da una buona performance e il desiderio di imparare sempre di più, rappresentano per gli atleti il motore principale delle loro prestazioni.

Gli sportivi con motivazione intrinseca considerano, quindi, dipendenti dal loro comportamento gli eventi della loro vita, si mettono in discussione, hanno maggiore voglia di imparare e sono disposti a fare sacrifici per ottenere risultati. Questo li porta ad avere un impegno costante durante tutto l’arco del periodo di allenamento e non solo durante la competizione. Ragione per cui essi sono consapevoli che i successi o le sconfitte che verranno, saranno stati determinati principalmente dalle loro azioni.

Non è un caso se gli sportivi più eccellenti, subito dopo il conseguimento di un importante successo, ricordino in primis come tutto ciò sia stato frutto di un costante e duro allenamento protrattosi a lungo nel tempo con i suoi trionfi e le sue sconfitte, con i suoi risvolti talvolta positivi talvolta negativi – il talento non è sufficiente se non viene supportato e coltivato nella giusta maniera -.

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Ma allora vista la straordinaria importanza della motivazione intrinseca nel conseguimento di obbiettivi così sfidanti come è possibile mantenerla allenata?

Ecco alcune piccole pratiche per iniziare:

a) L’intenzionalità fa la differenza: quello che fa la differenza non è la quantità ma la qualità dell’allenamento. Allenarsi per ore o eseguire il compitino in modo automatico, senza l’intervento della volontà e dell’intelligenza individuale non è utile. È l’intenzionalità che ci aiuta a mantenerci fermi nei buoni propositi anche nei momenti più difficili, a non trovare alibi quando inevitabilmente arrivano gli insuccessi.
b) Se vuoi diventare più resiliente autoimponiti condizioni di gioco più difficili: lavorare per gradi ma intensificare la fatica non solo fisica ma anche mentale. Allenarsi in situazione di stress può risultare molto utile perché permette all’atleta di mobilitare le proprie risorse e le proprie capacità, lo aiuta ad impegnarsi al fine di raggiungere un obiettivo importante per la crescita individuale e di aumentare il senso di autoefficacia. Cercare l’occasione per allenarsi con temperature e clima sfavorevoli per esempio può prepararti ad affrontare in modo più efficace un contesto di gara avverso.
c) Esci dall’area di comfort: ricordarti che abbiamo bisogno di affrontare nuove sfide per mantenere attivi i nostri stimoli. Spingersi oltre l’ambito in cui ci sentiamo sicuri e a nostro agio comporta sempre affrontare un po’ di fatica, insicurezza, stress ma così cresce l’autostima e diventiamo meno vulnerabili.
d) Poniti degli obbiettivi continui e ben settati: bisogna essere realisti ma anche un po’ presuntuosi, porsi obiettivi né troppo semplici né troppo difficili, bisogna porsi nella zona prossimale che copre la distanza tra le competenze attuali e quelle potenziali in modo tale da porci obiettivi sfidanti ma raggiungibili che stimolino la produzione di dopamina* nel nostro corpo (*ormone responsabile della sensazione di benessere che si prova praticando sport e che spinge al massimo delle proprie prestazioni).
e) Misura le tue prestazioni: tieni nota dei tuoi allenamenti in modo da poter avere a breve-medio termine feedback correttivi che ti permettano di acquisire una maggiore conoscenza di te stesso.
f) Resisti alle tentazioni, ma con gentilezza: usa la tua forza di volontà ma non cercare il dominio assoluto, a volte è più l’effettivo dispendio energetico nel cercare di trattenere i propri istinti piuttosto che cedere ad una piccola tentazione. Coccolarsi, volersi bene innesca meccanismi di recupero e di riparazione che mantengono il corpo in salute.

Bibliografia/sitografia:
OPUS” di Pietro Trabucchi, Corbaccio editore
www.psicologidellosport.it

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